domenica 30 marzo 2014

Occhio per occhio...


Bisogna vederci chiaro; scrutare la realtà, andare al fondo delle cose, indagare le cause, scartabellare tra i progetti segreti dell'universo, svelare misteri, risolvere enigmi. Altissimi propositi, degni della più nobile metafisica... Ma quando la miopia è talmente galoppante da impedirci di stendere lo smalto sulle unghie dei piedi senza ricorrere al binocolo...allora non esistono "occhio interiore" o "spirito d'osservazione" che tengano:
il mondo risulta avvolto in una coltre di nebbia; i margini degli oggetti si sfilacciano in tentacoli che ci avviluppano fino ad annullare i confini tra noi e loro...fagocitandoci!

Proiettato in un incubo kafkiano, il povero miope sente tutto il peso della sua claustrofobica schiavitù alla "protesi" che porta sul naso: oggetto odiato e venerato, custodito con cura ma costantemente (diciamo a intervalli pressocchè regolari di 3-4 mesi) ridotto in frantumi, calpestato in un momento di ottimistica autarchia... Non c'è monito più efficace della ricevuta del negozio di ottica che esegue la riparazione: sostituzione di un'asticella 30-40 euro; ponte 45 euro; lenti... meglio non pensarci! 
Il rimbotto è chiaro: "Non avere la tracotanza di poter fare a meno degli occhiali nemmeno per soffiarti il naso! non appoggiarli altrove che sulla proboscide o finirai immancabilmente per sedertici sopra o ridurli a mosaico sotto un volume dell'Enciclopedia Treccani!!!". 
L'ubris è stata punita. Le nostre finanze pure.  

Tale era la mia situazione fino a qualche giorno fa... Certo, mi sono sempre consolata con l'efficienza della mia "lungimiranza" e fatta forte della prospettiva della futura presbiopia (in fondo per arrivarci mi mancava giusto un quarto di secolo!)... ma ad un certo punto mi sono stancata di immaginare il cosmo come la Pizia di Delfi, che profetizzava tra i fumi dell'annebbiamento mentale e oculare (sebbene magari ci azzeccasse pure con le sue previsioni!) e mi sono decisa a sottopormi ad un inervento di "chirurgia refrattiva". Ovvero: la tecnologia più all'avanguardia per farsi rosolare la cornea!

L'operazione in sè dura non più di qualche minuto... e ha effetto immediato: ci ricatapulta nel mondo nitido che avevamo dimenicato dal nostro quinto compleanno (più o meno), e noi usciamo dalla clinica con i nostri poveri inutili occhiali in mano... e anche se un primo impulso ci spingerebbe ad accartocciarli e scagliarli il più lontano possibile dai nostri bulbi ormai autosufficienti, ci tratteniamo perchè, in fondo, ci scopriamo affezionati ai nostri tirannici servitori di anni. Così, tornati a casa, li riponiamo nel loro astuccio e in un cassetto irraggiungibile: reliquia destinata all'oblio.
L'intervento, pensandoci a posteriori potrebbe essere paragonato a un trailer, senza colonna sonora, di un qualsiasi film horror: prima ci viene imposta un'assurda cuffietta che, sommata all'assenza assoluta di trucco sul viso, annulla ogni nostra dignità e spegne qualsiasi spirito di ribellione a quanto ci prepariamo a subire (perchè, anche se non ci auto-vediamo, sappiamo di essere ORRIBILI!); poi, nell'attesa che faccia effetto l'anestesia, veniamo immobilizzati su un'enorme poltrona reclinabile e massaggiante, sulla quale lo sventurato paziente dovrebbe rilassarsi, mentre in realtà avverte la costante minaccia di essere letteralmente "mangiato" dallo strano trabiccolo dal quale non può liberarsi...
Poi è una rapida sequela di divaricatore palpebrale, strumenti acuminati, immobile e assoluta impotenza, un fetore di gallina bruciacchiata poco rassicurante e poi ripetute sciacquate di colliri che scorrono a fiumi... Al tutto fanno da contorno il penisero "Ma chi me lo ha fatto fare?!?!?!" e la speranza che non ci abbiano fritto anche le ciclia!!!
Al termine del trattamento il chirurgo ci congeda mandandoci per il mondo a riscoprirlo con "occhi nuovi"... e noi ringraziamo il Padre Eterno di averne soltanto due... perchè sopportare il tutto per tre o quattro volte sarebbe troppo!

Un'altra analogia che mi viene in mente è quella culinaria: il trattamento con tecnica PRK è assimilabile alla versione medica della preparazione di un arrosto di lonza al forno: prima si massaggia la carne, poi la si rosola (e se non si sta attenti la crosticina libera presto il profumo abbrustolito di cui sopra) e infine la si inforna e si irrora col brodo...un poco alla volta. 

La convalescenza è un po' lunghetta e noiosa... niente sole, niente piscina (ma di questo posso farmene una ragione!), niente lettura, niente computer, niente trucco (un vero dramma per me che senza mascara non esco nemmeno per svuotare il secchio dell'umido!)...
La giornata trascorre letteralmente "bevendo" cocktail di colliri... cinque diversi da applicare 12 volte al quarto d'ora... perciò è tutto un continuo suonare di allarmi e sveglie per ricordare che è ora dell'innaffiata oculare!!!


Leggevo che uno dei possibili effetti del decorso postoperatorio è un'ipercorrezione transitoria del difetto visivo... Purtroppo non è il mio caso! Brancolo nella bruma!...Potrebbero mettermi in mano una copia della Magna Charta e farmi tranquillamente credere si tratti di una bolletta dell'Enel!!!
Perciò in questi giorni abbraccio lo scetticismo...dubito di tutto!

Ma non mi posso lamentare, considerando che ho passato l'ultimo mese portando in giro il cane della vicina per prendere dimistichezza... non si sa mai che avessi dovuto procedere accompagnata dal pastore tedesco! Chiassà se sarei riuscita a insegnargli a programmare la lavastoviglie???
Insomma, già il fatto di non essere costretta a imparare l'alfabeto Braille posso ritenerlo un successo!!! Però non appena dal mio orizzonte si dipaneranno le nebbie e smetterò di grondare lacrime artificiali, conto di porgere comunque un ex voto a qualche Santo protettore della vista...così, tanto per sicurezza!!!
Mi sono documentata e ho scoperto di poter scegliere se offrire i miei ringraziamenti a S. Acacio, Sant'Agostino, Santa Lucia o alla mia omonima: Santa Chiara, che (guardacaso!) è la più eclettica tra i patroni citati; infatti nella sua attività di protrettrice spazia dai tintori ai vetrai, alle lavandaie, agli ottici, agli oculisti e (ma a questo non credo) alla televisione! Che si sia messa in società con Lucia, che oltre a occhi e ottici protegge anche gli elettricisti? Forse anche i Santi hanno dovuto adeguarsi all'idea di "flessibilità" lavorativa e alla necessità di aggiornamento tecnologico?

A proposito di tecnologia: adesso spengo tutto, perchè leggendo dei Santi Cosma e Damiano ho appena decifrato "protettori delle ostriche" anzichè "delle ostetriche"... il che vuol dire che ormai neppure utilizzare il massimo dello zoom sullo schermo del pc è sufficiente a non farmi prendere lucciole per lanterne, fischi per fiaschi, levatrici per molluschi!!!










1 commento:

  1. Non fur più tosto dentro a me venute
    queste parole brievi, ch'io compresi
    me sormontar di sopr' a mia virtute;

    e di novella vista mi raccesi
    tale, che nulla luce è tanto mera,
    che li occhi miei non si fosser difesi;

    e vidi lume in forma di rivera
    fulvido di fulgore, intra due rive
    dipinte di mirabil primavera.

    Di tal fiumana uscian faville vive,
    e d'ogne parte si mettien ne' fiori,
    quasi rubin che oro circunscrive;

    poi, come inebrïate da li odori,
    riprofondavan sé nel miro gurge,
    e s'una intrava, un'altra n'uscia fori.

    «L'alto disio che mo t'infiamma e urge,
    d'aver notizia di ciò che tu vei,
    tanto mi piace più quanto più turge;

    ma di quest' acqua convien che tu bei
    prima che tanta sete in te si sazi»:
    così mi disse il sol de li occhi miei.

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