sabato 4 maggio 2013

Nella Rete

(2 al 15 maggio, Teatro Verdi, Milano)


MiniaturaNella rete- Teatro del Buratto- novità 2013

In scena al Teatro Verdi il secondo capitolo della trilogia dedicata ai giovani della nostra epoca e alle nuove problematiche che si intrecciano al loro vivere quotidiano. Parte del progetto "Giovani e nuove dipendenze", apertosi con lo spettacolo "Binge Drinking" (incentrato sul rapporto tra adolescenti e alcol), "Nella Rete" (testo e regia di Renata Coluccini) affronta ora il tema attualissimo dell'uso e abuso della Rete, allo scopo di sensibilizzare  adolescenti e preadolescenti (anche attraverso uno spazio riservato al dibattito) sui rischi dei moderni sistemi di comunicazione e sulla consapevolezza e la responsabilità con cui bisogna muoversi sul confine tra on e off line.

Tre giovanissimi e capaci attori (Elisa Canfora, Stefano Panzeri e Ylenia Santo) portano sulla scena le loro vite, la realtà che condividono in modo parallelo ma inconsapevole, chiusi ciascuno nella propria dimensione, al confine tra verità e virtualità, lungo strade, fili, connessioni destinati solo occasionalmente a intrecciarsi.
L'esperienza quotidiana del liceo, fatta di amori, delusioni, sogni, frustrazioni diventa oggetto di categoriche esclusioni: basta dire "Non mi piace" (secondo il linguaggio tipico dei social network) per astrarsi dalla dimensione reale, per escludersi, cancellarsi dal mondo vero, rifugiandosi dietro lo schermo del computer o del telefonino, dietro la moderna maschera degli avatar: alter ego, identità virtuali fatti di nascondimenti e trasparenze, tessuti nella Rete ed esistenti solo perchè invischiati in un infinito moltiplicarsi di amici, amici di amici, amici di amici di amici..., condivisione...condivisione...condivisione ("Ma con chi?").

E' quanto fanno Giulio ed Elena, che trasformano il loro senso di esclusione, il loro trovarsi in un mondo del quale ancora non sanno se vogliono o possono fare parte, in un rifugio, in una scelta: la scelta di "non essere", non esistere se non come bugie, nick name, post, click, in un mondo di viaggi illusori, conoscenze opache, amicizie artificiali,
"dove non c'è nessuno che sia nessuno, dove tutti hanno un nome, tutti sanno tutto di tutti, dove nessuno può insultarti davvero"..."un posto dove non puoi cadere" e "dal quale puoi sempre sparire".
Nel suo mondo di facebook, network, chat, twitter, in cui trasformarsi da "anonimi" a "noti" basta una foto, Giulio diviene un'incarnazione stravolta del mitico Ulisse, che tenta di salvarsi rinunciando alla propria identità, trasformandosi in Nessuno:
"Io mi chiamo Giulio, tutto quello che vedi di me è falso, ma io sono vero"
e infine sprofondando, perdendo l'equilibrio come un funambolo sul filo e smarrendo la via del ritorno.
"Io sono una bugia".
Elena, celata dietro l'anonimato del suo blog, rivitalizza il mito di Aracne: osservatrice, critica della vita, ricama intrecci, ragnatele, arazzi che raccontano storie, fili che formano strade di seta percorse da altri e nulla per lei è più vero della sua tela
Nella sua foresta, una foresta (la Rete) nella quale tutto diviene traslucido, promettente, opaco, finto, perfetto, ella conosce tutti i sentieri, si sente cacciatrice, non Cappuccetto Rosso, e i lupi in agguato non le fanno paura.
Scrivere per lei è vedere, inventare, raccontare, trasfigurare, dare vita a tutti coloro che sembrano non esistere se non sul video; è come comporre un cabaret di paste, offrire a ciascuno l'identità che vuole, dare forma alla realtà più confacente ai sogni, ai desideri, alle ambizioni di ciascuno e renderla disponibile universalmente. 
Che sia finta poco importa. La responsabilità di non perdere l'equilibrio, è tutta a carico di chi vive nella rete, perchè chi la tesse rimane irriconoscibile, trincerato nella sua popolarità anonima.

Francesca infine, è una ragazza normale, che trova sicurezza nel suo voler essere come gli altri e pensarla come gli altri, anche se la normalità non si vede, ma si vive.
Ella è l'unica, che sa ancora "guardarsi allo specchio", che "si trucca" (quindi in qualche modo si maschera) ma per sentirsi bene nella vita reale, fatta di insicurezze, aspettative, emozioni, amori, che non hanno bisogno di post e manifesti in bacheca
A rendere non-banale la sua normalità è il fatto che essa è vera.
Tuttavia sarà proprio Francesca a restare vittima dell'insidiosità della Rete, farfalla catturata dal ragno nella sua tela. E per farlo basta una foto.
Paradossalmente, nel mondo effimero del digitale, dei pixel, dell'evanescenza dei dati, una foto diviene un marchio di vergogna che appare indelebile. E sotto il peso di questa vergogna, come Giulio, Francesca si sente annegare. Entrambi cercano di "uscire" dalla rete della Rete, di uccidere i loro avatar, i loro io che non sono, ma sprofondano.
"Io sono una bugia che diventa realtà"... "Io sarò per sempre quella foto"
Intanto Elena tace.
Il finale rimane volutamente aperto, suggerisce la possibilità di un riscatto, lascia spazio al dibattito e alla ricerca di una fuga dal labirinto di internet.
"C'era una volta un mondo in cui Cappuccetto Rosso veniva salvata dal cacciatore, Pelle d'Asino sposava il principe e Pollicino riusciva a ingannare l'Orco".
Ma questo mondo non è quello della Rete, dove i sogni, le fiabe, si trasfigurano in bugie.
La salvezza è fuori.

Anche se "la Rete non uccide, ma gli uomini sì".