giovedì 30 agosto 2012

L'estate sta finendo...

"L'estate sta finendo,
un anno se ne va.
Sto diventando grande,
lo sai che non mi va..."
cantava nel 1985 Righeira...
Eh sì! L'estate sta proprio finendo: i temporali preludono all'autunno, il vento rende l'aria del mattino frizzante e noi meno pigri... il pesto è nel freezer e l'ultimo basilico ha ricevuto l'estrema unzione (per solidarietà anche l'orchidea ha tentato il suicidio...).

Milano ingrigisce, recupera il suo argenteo colore di città intellettuale; i poeti si nascondono dietro agli occhi chiusi dei palazzi, i lavoratori delle diciassette si affrettano a casa per ritirare i panni stesi e i loro sogni prima che si bagnino...
 Gli zaini nuovi, le matite colorate, i diari lucidi e plasticosi si esibiscono nelle vetrine dei cartolai, gioia dei piccoli, disperazione dei meno piccoli per il nuovo anno scolastico... dicono "Comprami! Scegli me! Portami a casa!", anche a me che ormai non sono più giustificata a usare questi strumenti... "Non ho l'età..." (questa volta a cantare, risalendo più indietro ancora, al 1964, è Gigliola Cinquetti)...
Non ho più l'età ma sono affascinata questi oggetti che si impegnano a colorare le giornate scolastiche, a trasformarsi in oggetti piacevoli, occultando il motivo per il quale sono stati creati. Come cuccioli in un negozio di animali, libri e quaderni saltellano per mettersi in mostra dietro i vetri illuminati dal neon... e il povero cartolaio si danna per tenerli buoni e ricondurli all'ordine come soldatini... mentre il viandante, anche quello "disinteressato", non più studente, ormai "adulto", si aspetta quasi di vederli mettersi a litigare e strapparsi le pagine a vicenda, rotolarsi sugli scaffali e ruzzulare giù con i fogli spiegazzati in molteplici "orecchie".


Anche l'acquirente improbabile sente riemergere in sè lo scolaro di un tempo, l'alunno di 10, 20, 30 o più anno fa, e rimane affascinato, con gli occhi spalancati davanti a quegli oggetti "luccicosi", giochi coscienziosi, che gli riportano alla mente tanta prima- cultura, semplice-fatica, piccola-montagna... e la voglia di spiaccicare il naso sulla vetrina è tanto forte (almeno quanto quella che avverte durante il periodo natalizio di fronte alle vetrine di addobbi, palline, luci e giocattoli!) che resistere lo costringe a uno sforzo tremendo.... saltare con un solo balzo i molteplici (più o meno numerosi ma sempre in salita) scalini- anni che lo separano dalla sua età "elementare"...  e ad allontanarsi trascinato coi denti dalla sua "adultaggine".

Per rimediare a tale violenza ho stabilito una relazione quasi stabile con il mio cartolaio, un signore lungo e simpatico, con mani eleganti e capace di aggirarsi con grande agilità tra scaffali di pennarelli, carte da regalo e scatoline di graffette disposte con estrema cura in piramidi dall'equilibrio discutibile... No, non si tratta di adulterio... semplicemente, con la scusa dell'acquisto di una matita, una graffetta, un blocchetto di postit, sono quasi riuscita a farmi adottare come gatta- da- cartoleria...
Così sono autorizzata ad aggirarmi tra le scaffalature, sfogliando album da colorare, confrontando tonalità di cartoncini, curiosando tra pennarelli al gel con brillantini (questi da piccola io non li avevo!!! Non vale!!!)... E ad un certo punto mi sento rimpicciolire, mi sembra di dovermi alzare sulle punte dei piedi per raggiungere gli scaffali più alti, e di dovermi sistemare le treccine...
Basta poco per ritrovarsi bambini e sentirsi un po' felici.

giovedì 23 agosto 2012

parmigianina di melanzane estiva


Ingredienti per 4 persone:
  • 2 melanzanedi media grandezza
  • 400 g di polpa di pomodoro
  • 250 g di mozzarella
  • 40 g di parmigiano grattugiato
  • 2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
  • 2 spicchi d'aglio
  • peperoncino
  • basilico fresco
Schiacciate l'aglio e fatelo imbiondire in una padella con un cucchiaio l'olio e il peperoncino; quindi eliminate gli spicchi, versate la polpa di pomodoro e fate insaporire per cinque minuti.
Lavate le melanzane e affettatele nel senso della larghezza in modo da ottenere delle rotelle (almeno 8) e grigliatele da entrambi i lati su una bistecchiera unta con poco olio.
Lavate il basilico, tagliate la mozzarella a a dadini, grattugiate il parmigiano.
Foderate una teglia di carta da forno e disponetevi 4 stampini (coppapasta o ciotoline) di circa 8 cm di diametro e procedete a strati: disponete in ciascuno di essi una fetta di melanzana, poi un poco di salsa di pomodoro, quanche pezzetto di mozzarella, una foglia di basilico spezzettata; di nuovo melanzana, pomodoro, mozzarella, basilico, e continuate fino a esaurire gli ingredienti. Terminate con della polpa di pomodoro e qualche pezzetto di mozzarella sulla sommità. Cospargete la superficie di parmigiano grattugiato e infornate in formo caldo con modalità grill per circa 15 minuti... o comunque finchè la mozzarella non sarà fusa e il parmigiano non avrà formato una crosticina dorata!
Servite in piatti individuali (o nelle terrine estratte dal forno se avete utilizzato delle coppette monoporzione), aiutandovi con un coltello per estrasse gli sformatini dai coppapasta e cospargendo con un filo di olio crudo e qualche fogliolina di basilico fresco!
Celebriamo gli ultimi momenti d'estate!!!



domenica 19 agosto 2012

bocconcini di pollo con carpaccio di peperoni e yogurt



Ingredienti per 4 persone:
  • 1 kg di spezzatino (o bocconcini) di pollo
  • 1 peperone rosso
  • 1 peperone giallo 
  •  700 ml di polpa di pomodoro (o passata)
  • 100 g di capperi
  • 100 g di olive taggiasche
  • 2 vasetti di yogurt bianco intero (non zuccherato)
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 3 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
  • farina q.b.
  • 1 peperoncino secco
  • sale
  • origano fresco
Infarinate i bocconcini di pollo, scaldate 2 cucchiai d'olio e rosolateli in modo uniforme finchè risulteranno dorati, quindi sfumate con il vino bianco e proseguite la cottura per mezz'ora circa a tegame coperto, aggiungendo acqua di tanto in tanto perchè la carne non si attacchia alla pentola bruciandosi.
Lavate i peperoni, tagliateli a metà nel senso della lunghezza e metteteli in forno (modalità grill forte) finchè la buccia non si sarà bruciacchiata e sollevata; lasciateli raffreddare, "pelateli" e tagliateli a strisce lunghe e sottili.
In un'altra padella (più grande rispetto alla prima) fate imbiondire la cipolla nel restante olio, aggiungete il peperoncino frantumato, il pomodoro (polpa o passata), i capperi e le olive. Salate e cuocete a fuoco medio per 10 minuti, quindi aggiungete le striscioline di peperoni.
Trasferite il pollo nella pentola col sugo preparato, coprite e proseguite la cottura per un altro quarto d'ora (o comunque finchè il pollo non avrà finito di cuocersi... i tempi di cottura dipende dalla dimensione dei tagli di carne).
All'ultimo momento aggiungete lo yogurt bianco,  amalgamate bene fino a ottenere una crema densa e servite cospargendo con foglioline di origano fresco.




giovedì 16 agosto 2012

"Il marmo e il sangue"


Le riflessioni che il negozio del macellaio ispira a chi vi entra con la borsa della spesa coinvolgono cognizioni tramandate per secoli in varie branche del sapere: la competenza delle carni e dei tagli, il miglior modo di cuocere ogni pezzo, i riti che permettono di placare il rimorso per l'uccisione d'altre vite al fine di nutrire la propria. La sapienza macellatrice e quella culinaria appartengono alle scienze esatte, verificabili in base a esperimenti, tenendo conto dei costumi e delle tecniche che variano da paese a paese; la sapienza sacrificale invece è dominata dall'incertezza, e per di più caduta in oblio da secoli, ma pesa sulle coscienze oscuramente, come esigenza inespressa. Una devozione reverente per tutto ciò che riguarda la carne guida il signor Palomar che s'accinge a comprare tre bistecche. Tra i marmi della macelleria egli sosta come in un tempio, conscio che la sua esistenza individuale e la cultura cui egli appartiene sono condizionate da questo luogo. [...] Si succedono il rosso vivo del bue, il rosa chiaro del vitello, il rosso smorto dell'agnello, il rosso cupo del maiale. Avvampano vaste costate, tondi tournedos dallo spessore foderato d'un nastro di lardo, controfiletti agili e slanciati, bistecche armate del loro osso impugnabile, girelli massicci e tutti magri, pezzi da bollito stratificati di magro e di grasso, arrosti che attendono lo spago che li costringa a concentrarsi su se stessi; poi i colori s'attenuano: scaloppe di vitello, lombatine, pezzi di spalla e di petto, tenerumi; ed eco entriamo nel regno dei cosciotti e delle spalle d'agnello; più in là biancheggia una trippa, nereggia un fegato...
[...] Dai ganci pendono corpi squartati a ricordarti che ogni tuo boccone è parte d'un essere alla cui completezza vivente è stato arbitrariamente strappato. 
Il un cartellone al muro, il profilo d'un bue appare come una carta geografica percorsa da linee di confine che delimitano aree d'interesse mangereccio, comprendenti l'intera anatomia dell'animale, esclusi corna e zoccoli. La mappa dell'habitat umano è questa, non meno del planisfero del pianeta, entrambi protocolli che dovrebbero sancire i diritti che l'uomo s'è attribuito, di possesso, spartizione e divoramento senza residui dei continenti terrestri e dei lombi del corpo animale.
Occorre dire che la simbiosi uomo- bue ha raggiunto nei secoli un suo equilibrio (permettendo alle due specie di continuare a moltiplicarsi) sia pur asimmetrico (è vero che l'uomo provvede a nutrire il bue, ma non è tenuto a darglisi in pasto) e ha garantito il fiorire della civiltà detta umana, che almeno per la una sua porzione andrebbe detta umano- bovina (coincidente in parte con quella umano- ovina e ancor più parzialmente con l'umano- suina, secondo le alternative d'una complicata geografia d'interdizioni religiose). Il signor Palomar partecipa a questa simbiosi con lucida coscienza e pieno consenso: pur riconoscendo nella carcassa di bue penzolante la persona del proprio fratello squartato, [...] egli sa d'essere carnivoro, condizionato dalla sua tradizione alimentare a cogliere da un negozio di macellaio la promessa della felicità gustativa, a immagianre osservando queste trance rosseggianti le zebrature che la fiamma lascerà sulle bistecche alla griglia e il piacere del dente nel recidere la fibra brunita.
Un sentimento non esclude l'altro: lo stato d'animo di Palomar che fa la fila nella macelleria è insieme di gioia trattenuta e di timore, di desiderio e di rispetto, di preoccupazione egoistica e di compassione universale, lo stato d'animo che forse altri esprimono nella preghiera.

 ("Palomar", Italo Calvino, Mondadori)






mercoledì 15 agosto 2012

"Il museo dei formaggi"



«(…) formaggio, il balzo del latte verso l’immortalità»
(Clifton Fadiman, Any Number Can Play, 1957)

«Il formaggio è latte e batteri; tutto il resto è fantasia»
(Isabel Allende, Afrodita, 1997)

Il signor Palomar fa la coda in un negozio di formaggi, a Parigi. Vuole comprare certi formaggini di capra che si conservano sott'olio in piccoli recipienti trasparenti, conditi con varie spezie ed erbe. La fila dei clienti procede lungo un banco dove sono esposti esemplari delle specialità più insolite e disparate. E' un negozio il cui assortimento sembra voler documentare ogni forma di latticino pensabile; già l'insegna "Spécialités froumagères" con quel raro aggettivo arcaico o vernacolo avverte che qui si custodisce l'eredità d'un sapere accumulato da una civiltà attraverso tutta la sua storia e geografia.
Tre o quattro ragazze in grembiule rosa accudiscono i clienti. Appena una è libera, prende a carico il primo della fila è l'invita a dichiarare i suoi desideri [...] l'oggetto dei suoi appetiti precisi e competenti. [...] tutta la fila si sposta avanti d'un passo; e chi finora aveva sostato accanto al "Bleu d'Auvergne" venato di verde viene a trovarsi all'altezza del "Brin d'amour" il cui biancore trattiene fili di paglia secca appiccicati; chi contemplava una palla avvolta in foglie può concentrarsi su un cubo cosparso di cenere. C'è chi dagli incontri con queste fortuite tappe trae ispirazione per nuovi stimoli e nuovi desideri: cambia idea su quel che stava per chiedere o aggiunge una nuova voce alla sua lista; e c'è chi non si lascia distrarre nemmeno per un istante dall'obiettivo che sta perseguendo [...] ciò che lui testardamente vuole.
L'animo di Palomar oscilla tra spinte contrastanti: quella che tende a una conoscenza completa, esaustiva, e potrebbe essere soddisfatta solo assaporando tutte le qualità; o quella che tende a una scelta assoluta, all'identificazione del formaggio che è solo suo, un formaggio che certamente esiste anche se lui ancora non sa riconoscerlo (non sa riconoscersi in esso).
Oppure, oppure: non è questione di scegliere il proprio formaggio ma d'essere scelti. C'è un rapporto reciproco tra formaggio e cliente: ogni formaggio aspetta il suo cliente, si atteggia in modo d'attrarlo, con una sostenutezza o granulosità un po' altezzosa, o al contrario sciogliendosi in un arrendevole abbandono.
Un'ombra di complicità viziosa aleggia intorno: la raffinatezza gustativa e soprattutto olfattiva conosce i suoi momenti di rilassatezza, d'incanaglimento, in cui i formaggi sui loro vassoi sembrano offrirsi come sui divani d'un bordello. Un sogghigno perverso affiora nel compiacimento d'avvilire l'oggetto della propria ghiottoneria con nomignoli infamanti: crottin, boule de moine, bouton de culotte.
Non è questo il tipo di conoscenza che il signor Palomar è più portato ad approfondire: a lui basterebbe stabilire la semplicità d'un rapporto fisico diretto tra uomo e formaggio. Ma se lui al posto dei formaggi vede nomi di formaggi, concetti di formaggi, significati di formaggi, storie di formaggi, contesti di formaggi, psicologie di formaggi, se - più che sapere- presente che dietro a ogni formaggio ci sia tutto questo, ecco che il suo rapporto diventa molto complicato. 
La formaggeria si presenta a Palomar come un'enciclopedia a un autodidatta; potrebbe memorizzare tutti i nomi, tentare una classificazione a seconda delle forme - a saponetta, a cilindro, a cupola, a palla-, a seconda della cosistenza -secco, burroso, cremoso, venoso, compatto-, a seconda dei materiali estranei coinvolti nella crosta o nella pasta -uva passa, pepe, noci, sesamo, erbe, muffe- , ma questo non l'avvicinerebbe d'un passo alla vera conoscenza, che sta nell'esperienza dei sapori, fatta di memoria e d'immaginazione insieme, e in base ad essa soltanto potrebbe stabilire una scala di gusti, di preferenze e curiosità ed esluzioni.
Dietro a ogni formaggio c'è un pascolo d'un diverso verde sotto un diverso cielo [...] ci sono diversi armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono segreti di lavorazione tramandati nei secoli. Questo negozio è un museo: il signor Palomar visitandolo sente, come al Louvre, dietro ogni oggetto esposto la presenza della civiltà che gli ha dato forma e che da esso prende forma.
Questo negozio è un dizionario; la lingua è il sistema dei formaggi nel suo insieme: una lingua la cui morfologia registra declinazioni e coniugazioni in innumerevoli varianti, e il cui lessico presenta una ricchezza inesauribile di sinonimi, usi idiomatici, connotazioni e sfumature di significato, come tutte le lingue nutrite dall'apporto di cento dialetti. E' una lingua fatta di cose; la nomenclatura ne è solo un aspetto esteriore, strumentale; ma per il signor Palomar impararsi un po' di nomenclatura resta sempre la prima misura da prendere se vuole fermare un momento le cose che scorrono davanti ai suoi occhi.
Estrae di tasca un taccuino, una penna, comincia a scrivere nomi, a segnare accanto a ogni nome qualche qualifica che permetta di richiamare l'immagine alla memoria; prova anche a disegnare uno schizzo sintetico della forma [...].
- Monsieur! Houhou! Monsieur!- Una giovane formaggiaia vestita di rosa è davanti a lui, assorto nel suo taccuino. E' il suo turno, tocca a lui, nella fila dietro di lui tutti stanno osservando il suo incongruo comportamento e scuotono il capo con l'aria tra ironica e spazientita con cui gli abitanti delle grandi città considerano il numero sempre crescente dei deboli di mente in giro per le strade. 
L'ordinazione elaborata e ghiotta che avava intenzione di fare gli sfugge dalla memoria; balbetta; ripiega sul più ovvio, sul più banale, sul più pubblicizzato, come se gli automatismi della civiltà di massa non aspettassero che quel suo momento d'incertezza per riafferrarlo in loro balìa.

("Palomar", Italo Calvino, Mondadori)



La boutique dei desideri

"Un chilo e mezzo di grasso d'oca"  

  

Il signor Palomar fa la coda in una charcuterie di Parigi. Sono i giorni delle feste, ma qui la ressa dei clienti è abituale anche in epoche meno canoniche, perchè è uno dei buoni negozi gastronomici della metropoli, miracolosamente sopravvissuto in un quartiere dove l'appiattimento del commercio di massa, le tasse, il basso reddito dei consumatori, e ora la crisi, hanno smantellato a una a una le vecchie botteghe sostituendole con anonimi supermagazzini. 
Aspettando in fila, il signor Palomar contempla i flaconi. Cerca di trovare un posto nei suoi ricordi per il cassoulet, pingue stufato di carni e di fagioli, di cui il grasso d'oca è ingrediente essenziale; [...] alza lo sguardo al soffitto pavesato di salami che pendono da ghirlande natalizie come frutti dai rami del paese della cuccagna. Tutt'intorno sulle alzate di marmo l'abbondanza trionfa nelle forme elaborate dalla civiltà e dall'arte. Nelle fette di paté di selvaggina le corse e i voli della brughiera si fissano per sempre e si sublimano in un arazzo di sapori. Le galantine di fagiano si distendono in cilindri grigiorosa sormontati, per autenticare la propria origine, da due zampe uccellesche come artigli che si protendono da un blasone araldico o da un mobile rinascimentale.
Attraverso gli involucri di gelatina spiccano i grossi nèi di tartufo nero messi in fila come bottoni sulla giubba d'un Pierrot, come note d'una partitura, a costellare le rosee variegate aiole dei patés de foie gras, delle soppressate, delle terrines, le galantine, i ventagli di salmone, i fondi di carciofo guarniti come trofei. Il motivo conduttore dei dischetti di tartufo unifica la varietà delle sostanze come un nereggiare d'abiti da sera in un veglione mascherato, e contrassegna l'abbigliamento da festa dei cibi.
[...]  Lo splendore delle tartine di salmone raggianti di maionese sparisce  inghiottito dalle oscure borse dei clienti.[...]
Il signor Palomar vorrebbe cogliere nei loro sguardi un riflesso della fascinazione di quei tesori, ma i visi e i gesti sono solo impazienti e sfuggenti [...]. Nessuno gli sembra degno della gloria pantagruelica che si dispiega lungo le vetrine e sui banchi. Un'avidità senza gioia nè gioventù li spinge: eppure un legame profondo, atavico esiste tra loro e quei cibi, consustanziali a loro, carne della loro carne.
S'accorge di provare un sentimento molto simile alla gelosia: vorrebbe che dai loro vassoi i paté d'anatra e di lepre dimostrassero di preferire lui agli altri, di riconoscere in lui il solo che merita i loro doni, quei doni che natura e cultura hanno tramandato per millenni e che non devono cadere in mani profane!
[...]
Si guarda attorno aspettando di sentir vibrare un'orchestra di sapori. No, non vibra niente. Tutti quei manicaretti risvegliano in lui ricordi approssimativi e mal distinti, la sua immaginazione non associa istintivamente i sapori alle immagini e ai nomi. Si domanda se la sua ghiottoneria non sia soprattutto mentale, estetica, simbolica. Forse per quanto sinceramente egli ami le galantine, le galantine non lo amano. Sentono che il suo sguardo trasforma ogni vivanda in un documento della storia della civiltà, in un oggetto da museo.
Il signor Palomar vorrebbe che la coda avanzasse più in fretta. Sa che se passa ancora qualche minuto in quel negozio, finirà per convincersi d'essere lui il profano, l'estraneo, lui l'escluso.

("Palomar", Italo Calvino, Mondadori)

martedì 14 agosto 2012

sformatino di zucchine con cuore di scamorza e mentuccia

 

Ingredienti per 4 persone:
  • 10 zucchine di media grandezza
  • 150 g di scamorza affumicata
  • 10 noci
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 cucchiaio d'olio (più un goccio per ungere la griglia)
  • qualche fogliolina di menta fresca
  • sale e pepe

 


Servendovi di una mandolina affettate sottilmente per il lungo 8 delle zucchine e grigliatele per pochi minuti da entrambi i lati su una griglia (io ho usato una bistecchiera) appena unta d'olio, facendo attenzione che non si brucino!
Tagliate le altre due zucchine a dadi e fatele rosolare per pochi minuti in una padella nella quale avrete precedentemente fatto imbiondire l'aglio in un cucchiaio di olio.
salate, pepate e lasciate raffreddate.
Sgusciate le noci e spezzettatene i gherigli; lavate, asciugate e tritate la menta e affettate la scamorza.
Prendete 4 coppapasta del diametro di circa 6-7 cm e metteteli su una teglia foderata di carta da forno.
Disponete in ciascun coppapasta un ugual numero di fette di zucchina grigliata, aggiungendo una fetta alla volta, sovrapponendo in parte una fetta all'altra in modo da formare un ventaglio: le fette di zucchina dovranno unirsi al centro per creare un fondo chiuso (che una volta capovolto il coppapasta nel piatto risulterà la sommità del tortino) e ricadere oltre i bordi del coppapasta. 
A questo punto procedete aggiungendo a strati gli altri ingredienti: prima una fetta di scamorza (in modo che sciogliendosi in forno "sigilli" il fondo del tortino e lo tenga insieme), poi qualche pezzetto di noce, un po' di zucchina trifolata, qualche fogliolina di menta tritata, una spolverata di pepe e poi di nuovo scamorza, noci, zucchine trifolate e menta... Proseguite così per tutti i tortini, fino ad esaurimento degli ingredienti.
Infine richiudete i tortini piegando verdo l'interno di ciascun coppapasta le fette di zucchina grigliata. 
Passate in forno caldo in modalità grill per 10 minuti, quindi capovolgete nei singoli piatti, decorate con qualche fogliolina di menta fresca e servite. 
Ottimo antipasto vegetariano estivo!!!!
 


lunedì 13 agosto 2012

spaghetti allo zafferano e fiori di zucca





Ingredienti per 4 persone:
  • 350 g di spaghetti
  • 4 zucchine
  • 20 fiori di zucca
  • 3 spicchi d'aglio 
  • 3 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
  • 1 bustina di zafferano
  • sale e pepe
  • prezzemolo fresco tritato


Schiacciate l'aglio e fatelo imbiondire in una padella con i 3 cucchiai d'olio, quindi eliminate gli spicchi e aggiungete le zucchine lavate e tagliate a dadini facendole rosolare per qualche minuto; nel frattempo pulite i fiori di zucca privandoli del pistillo interno, tagliateli a striscioline per il lungo e aggiungeteli alle zuccchine. Salate, pepate, lasciate insaporire per qualche minuto e tenete da parte.
Cuocete la pasta e scolatela al dente tenendo da parte un po' d'acqua di cottura; trasferire gli spaghetti nella padella e fateli saltare con le zucchine e i fiori di zucca; aggiungete una tazzina di acqua di cottura nella quale avrete sciolto lo zafferano, mescolate bene, lasciate asciugare e servite dopo aver cosparso con una manciata di prezzemolo fresco tritato e una spolverata di pepe.







domenica 12 agosto 2012

orzotto con carciofi, noci e zenzero




Ingredienti per 4 persone:
  • 350 g di orzo perlato
  • 1 l di brodo vegetale
  • 10 cuori di carciofo
  • 10 noci
  • 1 cipolla
  • 2 cucchiai d'olio extravergine
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • prezzemolo fresco tritato
  • zenzero fresco o in polvere (la punta di un cucchiaino)
  • sale e pepe nero (facoltativo)
  • 80 g di parmigiano grattugiato

Affettate sottilmente la cipolla e fatela imbiondire in una padella con i 2 cucchiai d'olio; nel frattempo pulite i carciofi privandoli della delle spine, delle foglie esterne più dure, della barba; quindi divideteli a spicchi e aggiungeteli alla cipolla. Rosolateli per qualche istante, aggiungete un poco d'acqua, salate e proseguite la cottura per una decina di minuti a tegame coperto. 
Nel frattempo scaldate il brodo, sgusciate le noci e spessettatene i gherigli, tritate il prezzemolo (se proprio volete portervi avanti grattugiate anche il formaggio!).
Pronti i carciofi, teneteli da parte e utilizzate la stessa padella per far tostre l'orzo; sfumatelo col vino bianco e proseguite la cottura per circa 40 minuti (sì, per cuocere l'orzo ci mette quasi il doppio del tempo rispetto al riso...) aggiungendo il brodo caldo poco alla volta.
A dieci munuti dalla fine della cottura aggiungete i carciofi precedentemente preparati e lo zenzero.
Solo all'ultimo momento aggiungete le noci spezzettate e il prezzemolo tritato; mantecate con il parmigiano, aggiungete (se volete) una spolverata di pepe nero macinato al momento e servite!
Buon appetito... all'insegna dell' "esotico ma non troppo"!

 




domenica 5 agosto 2012

sformatino di riso Venere con zucchine, vongole veraci e menta




Ingredienti per 4 persone:
  • 400 g di riso Venere
  • 1 kg di vongole veraci
  • 500 g di zucchine 
  • 4 spicchi d'aglio
  • un mazzetto di menta fresca
  • sale, pepe
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva

Per prima cosa fate spurgare le vongole mettendole a bagno in abbondante acqua salata per almeno due ore, poi sciacquatele, trasferitele in una padella e fatele aprire a fuoco vivace. Lasciatele raffreddare e scolatele tenendo da parte la loro acqua dopo averla filtrata con della carta assorbente.
Fate bollire il riso in acqua salata (ci metterà circa 45 minuti per essere pronto)... non spaventatevi se l'acqua di cottura diventerà nera! Lasciatevi inebriare dal profumo di legno e dall'aroma di bosco che si sprigionerà dalla pentola e riempirà la vostra cucina!!! 
Nel frattempo schiacciate l'aglio e fatelo imbiondire in una padella con l'olio; lavate le zucchine e tagliatele a dadini; fatele rosolare nella padella con l'olio dalla quale avrete eliminato gli spicchi d'aglio. Salate e pepate. Proseguite la cottura per quanlche minuto ma lasciate al dente le zucchine in modo che conservino il loro sapore e il loro verde brillante. A metà cottura aggiungete le vongole e lasciate che i sapori si fondano. 
Ultimata la cottura del riso scolatelo e trasferitelo nella padella; fate saltare il tutto aggiungendo un poco dell'acqua filtrata dalle vongole. Mescolate bene e aggiungete qualche fogliolina di menta spezzettata; trasferire il riso in 4 stampini e rovesciateli sui piatti individuali decorando con qualche fogliolina di menta intera.




sabato 4 agosto 2012

mini muffins con piselli e formaggio




Ingredienti per circa 15 minimuffins:
  • 200 g di farina autolievitante
  • 200g di piselli (vao bene anche quelli in scatola, già pronti)
  • 100 g di pecorio toscano fresco
  •  mezzo bicchiere di latte
  • 40 g di burro fuso
  • 1 uovo
  • un pizzico di sale
  • una grattata di pepe

In una ciotola sbattere leggermente l'uovo con il burro, aggiugere gradualmente la farina e il latte i modo da ottenere u impasto morbido (se troppo denso aggiugere altro latte oppure u po' d'acqua). Salare e pepare, incorporare i piselli e il formaggio tagliato a cubetti.

Imburrare gli stampini dei mini muffins e infornare in forno caldo a 150 gradi per 15- 20 minuti. I minimuffis sono pronti quando la superficie risulta dorata (o comunque quando uno stecchino immersovi ne uscirà asciutto).

A questo punto estraeteli dagli stampini e lasciateli raffreddare su una griglia per dolci in modo che si asciughino anche alla base.