lunedì 29 aprile 2013

Dirottiamo la cicogna...!

30 aprile.
Avete presente la primavera? La stagione della rinascita, del primo tepore, dell'erba tenera, e degli abitini dai tessuti impalpabili che popolano le vetrine? In un ridestato paesaggio bucolico, punteggiato dei primi timidi fiori, al suono flautato di Pan, gli animaletti sbadigliano trascinati a forza fuori letargo dall'istinto vitale (Milano ovviamente ne pullula!!!), tutto si rigenera e sprizza energia dopo la pausa invernale...


Ora, nessun milanese assennato pretende di svegliarsi la mattina del 21 marzo e ritrovarsi immerso nella mitica Arcadia,  e io personalmente ammetto che, avendo la pressione arteriosa di un mitile, il freddo mi consente di non assumere l'aspetto di una triglia lessa... Però oggi, guardando fuori dalla finestra, sorge spontanea una considerazione: se Vivaldi avesse potuto dare un'occhiatina alle previsioni meteo degli ultimi anni, invece che darsi tanto da fare con le "Quattro stagioni", se la sarebbe cavata con un'arietta veloce dal titolo "Tempo schifoso"... e poi si sarebbe dedicato a tutt'altro, magari all'installazione di piscine open air.



Tempo bigio bigio bigio; aggettivo tanto simpatico quanto inutilizzato (... un po' come il termine "mammalucco"; chi lo sente più? Mi è capitato giusto ieri di leggerlo nei sottotitoli di un film piuttosto datato, ma il caro vecchio "mammalucco" è una specie ormai estinta...). D'altronde non è che uno va dal pescivendolo, ordina un chilo di calamari e dice "No, non mi dia quelli, che sono tutti bigi! Meglio quelli più in là..."... rischia di trovarsi con una spigola in bocca!

Eppure è ufficialmente primavera, i ghiri saltellano impazziti (ma solo perchè tra un temporale e l'altro non capiscono più niente e sono rimasti senza ghiande), i colombi tubano, i gatti miagolano come se avessero mal di pancia e graffiano gli stipiti delle porte tentando audaci fughe amorose..., il cane cambia il pelo, il ficus perde le foglie... aumentano i suicidi (è triste ma è vero)... gli automobilisti  litigano e si insultano per strada.... contro la distrazione non c'è paraurti che tenga!
Tutto regolare. Come ogni anno.

I bambini saltellano come caprette felici...forse perchè già pensano che tra poco più di un mese finirà la tortura scolastica e loro saranno liberi di vagare allo stato brado per i campi estivi... sempre che tutti gli oratori d'Italia non vengano inondati dalle acque e lo Stivale non sprofondi come Atlantide in un oceano di pioggia!

Nel frattempo, nove adulti su dieci in questo periodo dell'anno si trascinano in giro come zoombie... e non ci sono Supradyn o Multicentrum (che peraltro potrebbe essere il nome di un partito politico!) che riescano a tirarli su. Si striscia, letteralmente.









E in tutto questo strisciare si insinua un pensiero: la primavera dovrebbe essere anche il periodo delle rinate passioni, delle coccole, del desiderio di contribuire alla rigenerazione dell'umana stirpe...
Nell'anti-camera-da-letto di ogni coppia...di fatto o dis-fatta (per tutti questi sconvolgimenti metereologici e ormonali di cui si diceva poc'anzi) si infiltra il barlume fugace dell'annosa questione: "Facciamo un bebè?". Nobile altruismo, generosità di vita, responsabilità morale verso la propria specie... Ma chi ne ha la forza???
Al mattino già svegliarsi è un'impresa titanica...e i pochi minuti che separano il suono della sveglia dal fischio del bollitore del tè non possono essere impiegati in maniera più produttiva che prolungando la lecita stretta adulterina di Morfeo... Alla sera non siamo neppure più consapevoli di avere un corpo e un peso specifico... come potremmo dedicarci ad altro che non sia il recupero delle facoltà psico-fisiche minime (quelle giusto necessarie per riuscire a infilarci il pigiama dalla parte giusta e
risprofondare nella pigrizia dell'abbraccio domestico)?

E poi si sa, il maltempo toglie energie e favorisce i pensieri tristi e i musi lunghi... diciamocelo: ci si manda a "fontainebleau" più di quanto non si facciano le fusa...

Dopo l'entusiasmo iniziale al pensiero del profumo di borotalco e di "nuovo", si affacciano riflessioni più o meno deprimenti.
A grandi linee i seguenti: per gli uomini "Dovrò cambiare auto..."; per i futuri nonni "Siamo decrepiti", per le ipotetiche prossime mamme "Diventerò una balena".
Si spalancano scenari da incubo in cui i bagagliai si allargano a dismisura e inghiottono inondazioni di passeggini, tettarelle, pannolini, pupazzetti che quando li pesti per sbaglio fanno squiiiit!!! facendoti trasecolare con un salto si mezzo metro!





E poi peggio ancora, si sprofonda nel baratro della prospettiva adolescenziale, quando i cari pupetti (quelli che ti guardavano con occhioni desiderosi di sicurezza, come se nel loro mondo non esistesse altro che i baci di mamma e le mani grandi di papà) cominciano a trattarti con la stessa considerazione che riserverebbero alla cassettina per la lettiera del gatto... Li generi, li nutri, li cresci, gli leggi le favole, gli allacci le scarpe tutti i giorni per i primi 3-4 anni di vita, e loro ti odiano per principio! Queste sono soddisfazioni!

I termini "Grazie", "Prego", "Per favore" vengono cancellati dal vocabolario...quello metaforico, perchè quello fisico giace impolverato a uso di ferma-porta... o, nei casi più fortunati, è stato elevato alla funzione di crepidoma della play station... Perchè si sa, l'italiano non è più di moda... A cosa servono le parole, con tutte quelle vocali, i problematici gl..., qu..., ch...quando ce la si può cavare con le x, y, k degli sms???

E non puoi mica accopparli nè restituirli prima che scada la garanzia! Devi tenerteli così come sono, prendere coscienza di aver generato dei mostri e cercare di limitare i danni dell'età cretinifera, raddrizzandoli con delicatezza... come si fa con le piantine di pomodoro (che mia nonna legava con le collant a ferri da maglia piantati nel terreno!)... per dargli la giusta "postura"...

D'altronde conducendo una breve ricerca on-line ho scoperto che il web straborda di siti e forum dagli eloquenti titoli "Prima o poi cresceranno", "Come sopravvivere ai figli adolescenti", "Adolescenza: famiglia in crisi"...

Da brava saputella classicista qual sono, colgo qui l'occasione per ricordare che "adolescente" deriva dal latino adolesco, verbo dal significato di "crescere, nutrirsi", che contiene nel suo paradigma uno speranzoso supino: adultum... tenue fiammella nel buio tumulto degli ormoni impazziti... ma per arrivarci bisogna arrancare attraverso le coniugazioni di tutti gli altri tempi verbali... sperando di sopravvivere!  

 

Dunque, primavera o no, l'idea del bebè la ricacciamo in letargo, in mezzo al talamo erigiamo il vallo di Adriano e ci affrettiamo ad assicurare le imposte... non sia mai che qualche cicogna inopportuna venga ad appollaiarcisi sui gerani!
Anzi, per stare più tranquilli, meglio tenersi un battipanni a portata di davanzale!













lunedì 22 aprile 2013

l'altra metà della mela


Sono stata (giustamente?) accusata (guarda caso proprio da una donna!) di parlare sempre di donne...e sempre in maniera "terribile" (nell'ambiguo duplice significato positivo-negativo che questo termine assume!)...

Per quanto "ci" ritenga un argomento interessante... ci sono anche loro! I nostri cari "maschietti"! E anche su di loro c'è molto da dire!
E perchè dunque trascurarli come vecchie pantofole chiuse in una scatola buttata sotto il letto, quando hanno un ruolo così centrale nelle nostre esistenze?!?? Fondamentali presenze o ingombranti assenze...




Nessuna ironia: non ci sono donne senza uomini.
Ci sono donne che scelgono di "essere libere", donne che sono "spaiate", donne che sono accoppiate ma si "sentono sole"; il tutto sempre rispetto a una controparte maschile la cui esistenza è fondamentale per definirci e caratterizzarci.
Se non avessimo esemplari con barba e testosterone con cui confrontarci saremmo un indistinguibile stormo di oche (o vacche nere nella notte, ma la prima similitudine è più simpatica e rende l'idea dello "starnazzìo" femminile).
Sì, perchè ammettiamolo: il rapporto che intratteniamo con l'altro sesso ci contraddistingue, ci forgia il carattere, definisce la nostra personalità.


Innanzi tutto siamo tutte figlie di "qualcuno"; o meglio: di "due qualcuno" uno dei quali è sempre un uomo. "Papà". Prima vittima dei nostri esperimenti di fascinazione femminile, cavia con cui affiniamo le innate armi di "seduzione di massa", degne della più sfrontata Pisana ("Le confessioni di un italiano", Nievo)... quando, ancora con i codini e la camminata malsicura da papera ubriaca, impariamo che, per vederci esaudito qualsiasi capriccio, basta uno sguardo con occhioni da Bambi (il cerbiatto di Walt Disney protagonista del cartone animato più triste della storia!). Allora "papino" si liquefa letteralmente, anzi "sublima", assumendo consistenza aeriforme...e sarebbe disposto a comprarci un pony e a piazzarlo in salotto, se non fosse minacciato di estromissione perpetua dal talamo nuziale da parte di mamma (di solito meno incline ad annegare nel brodo di giuggiole...)...

E poi ci si mette Freud, che parla di "uccisione del padre": atto simbolico con cui si riconosce l'autorità "paterna" e la si supera, per tuffarsi a pesce nel mondo adulto, elaborando proprie (in)sicurezze e un proprio (dis)ordine interiore.

Insomma: gli uomini ci vogliono!

Luciana Littizzetto (vero e proprio oracolo della tragi-comicità dei rapporti di coppia) li chiama simpaticamente "balenghi" (che -mi sono documentata- in piemontese vuol dire "deficienti", "dotati di scarsissima intelligenza"), li coglie nei momenti di più indecorosa intimità e li descrive abbigliati come "paggetti di re Artù", afferma che servano solo a "ballarci sui piedi mentre mescoliamo il sugo"... e che siano "espertissimi nelle piccole cose di pessimo gusto" (e qui riecheggia il poeta Gozzano). Citiamo la fonte:
"Per loro intimità significa non nasconderti neanche un dettaglio della loro propria vita corporea. Una funzione normale dell'essere umano è digerire. Però non c'è bisogno che lo sappia tutto il condominio. Ma loro non ce la fanno. Ruttano come lavandini disgorgati dall'idraulico liquido e poi ti sorridono sereni, con la faccia da Braccobaldo Bau, magari chiamandoti tesoro..." (Sola come un gambo di sedano, Mondadori, 1999)

Io voglio essere meno cattiva (anche se questa "cattiveria catartica" è l'unica possibilità di salvezza; altrimenti chi li sopporta?!?!)... Ma ammetto che talvolta, rispondendo a sondaggi telefonici in cui mi si chiedeva se possedessi un animale domestico, ho dovuto farmi violenza per non rispondere "Un animalone ce l'ho...ma non so se appartiene a una specie che possa interessare la vostra indagine e rientrare nella statistica..."

I nostri cavalieri-senza-cavallo fanno tanta tenerezza...costretti per tutta la vita a sottostare alle bisbetiche bizze delle donne che li circondano! Che abbiamo 6 anni o 60 cambia poco... Per le mamme resteranno per sempre "i loro bambini!!!!", mentre le fidanzate-mogli-(ex eventuali) li accuseranno fino alla fine dei loro giorni di essere irreparabilmente "infantili" e "mammoni"!
Li vogliamo virili come gladiatori ma anche sensibili e disposti ad accompagnarci al corso di pittura su ceramica; decisi ma non autoritari, presenti ma non invadenti, attenti ma non puntigliosi, fedeli ma non appiccicosi... Insomma un po' di confusione da parte loro è legittima!
Vogliamo portare noi i pantaloni, ok... ma pretendere che loro indossino i tacchi (e magari anche un'anacronistica giarrettiera) è un'esagerazione!
Per forza che poi loro ci temano come le Erinni!
"Una volta [...] parlando di donne con me, uso l'espressione amorosa comunità: era affettuoso, ma anche ironico, le donne, disse, sono ricattatrici che donano persino il cuore, sorrideva ma solo con la bocca, negli occhi aveva la prudenza guardinga, il timore, non tutto mascherato dal rispetto, di quella solidarietà femminile che ci fa sentire esclusi. [...] avevo una gran voglia di riposo, di abbassare la guardia in mezzo a uomini come me, lontano dalla confraternita femminile che sentivo implacabile e così giravo per club e per bar aggregandomi a maschi che bevessero con la mia stessa determinazione" (Gina Lagorio, Tosca dei gatti)
Ora, per non spingere il nostro partner all'alcolismo, e per vivere serenamente la nostra femminilità, abbiamo bisogno di un amico gay; un essere angelico, fatto apposta per compensare (sembra paradossale ma è vero!) le mancanze dei nostri maschi!
Sì, perchè in fondo quello che noi donne vogliamo davvero, non è il macho muscoloso che ci difenda a spada tratta se qualcuno ci passa avanti nella fila alla cassa... (per quello ce la caviamo benissimo da sole!...la specie si è evoluta dotandoci di feroci artigli, che noi nascondiamo sotto uno strato di lucido smalto...). 
Ciò che davvero desideriamo è qualcuno che ci noti se torniamo a casa dopo aver passato mezzo pomeriggio a farci pucciare nel fango, stirare la faccia, piallare le rughe, strappare le sopracciglia, tirare i capelli, ecc ecc. il tutto per un totale di 5 ore perse e 200 euro spese per poi sentirci dire: "Stai bene? Ti vedo un po' sbattuta!" Crack! La tegolata ci arriva diritto in mezzo tra placca frontale o occipitale...
In momenti come questo vorremmo avere sotto mano uno di quei simpatici, enormi martelli da cartone animato.... Ma l'amico gay può salvare noi, "lui" e il nostro rapporto di coppia.  

L'amico gay è quella persona deliziosa che ti ama per quella che sei, non ti vede nè come preda nè come rivale; ti ammira anche se gli apri la porta struccata, coi bigodini e con i mutandoni di Nonna- Papera... anche se gli confessi che la "prova della matita" ha dimostrato che i tuoi glutei potrebbero sostenere una graffettatrice industriale, un tavolo da architetto.... la Stele di Rosetta....!!!!!!!

Purtroppo gli amici gay hanno un difetto...sono gay appunto! Non li si può sposare...ci si può al massimo convivere finchè non ci mollano per uno strafigo che cammini sul loro stesso marciapiede (per intenderci...), e a noi tocca ripiegare su un esemplare di etero, augurandoci che sia il meno "balengo" possibile (o "fondo di magazzino", sempre per citare la stessa fonte ottimista).


Leonardo ha rappresentato la perfezione dell'uomo racchiudendolo in forme perfette: un quadrato e in un cerchio... 

Se non vogliamo accontentarci di condividere la vita con un Cubo di Rubik o con un criceto, un po' dobbiamo accontentarci...
Dunque non facciamo il diavolo a quattro (o il povero diavolo in quattro!) se si dimenticano di regalarci un mazzo di margherite spennacchiate il giorno dell'anniversario della prima telefonata che vi siete fatti!
Perdoniamoli se contemplano la carrozzeria della loro automobile come se fossero i fianchi di un'amante e soffrono nell'anima se sentono la voce del motore leggermente rauca mentre non si accorgono quando noi ci trasciniamo come Moci Vileda, in balìa dell'influenza con quella sensazione di cane umido addosso, un polpo spiattellato sulla testa perchè non abbiamo la forza di lavarci i capelli, e vorremmo solo sprofondare in un bozzolo di coperte... Non prendiamocela quando (smarriti di fronte alla luminosità siderea di un metro cubo di frigorifero) ci chiedono: "Dov'è il formaggio?"... Resistiamo alla tentazione di rispondere malamente: "Nella lavatrice"... La colpa in fondo è nostra che lo abbiamo spostato da accanto alla lattuga a vicino ai ravanelli! Eh!!!!


Concludo comunque con suggerimento terra terra per gli uomini... capace di rendere l'idea della complessità della psiche femminile come potrebbe fare un bigino di 15 pagine riassuntivo dell'Ulisse di Joyce, ma che in certe situazioni può salvare dal naufragio coniugale:


E con questo, almeno per un po', la felicità è garantita...


.

mercoledì 3 aprile 2013

la foglietta coraggiosa


Come le prime fogliette coraggiose, 
piccole lingue verdi 
si fanno strada 
guardinghe 
tra le "rosee dite dell'alba", 
spaccando 
il tenero guscio della gemma, 
si affacciano alla vita 
sconosciuta 
ma sponte a ricacciarsi 
nel tiepido alveo...




Così anch'io...foglietta mattiniera oggi per la prima volta mi sono arrischiata a smettere la mise da palombaro; ho tolto qualcuno dei "petali" alla "luminosa ampolla" di cui parla Neruda...(la mia identificazione con un tubero andrebbe indagata...psicanaliticamente avrebbe dell'interessante!)... e ho osato tuffarmi pericolosamente dalla cima del cappotto abbottonato fino alle tempie, nella "gemmea aria" del mattino milanese...




Basta con cappello, sciarpa, guanti, collant e calzini (notare bene "e", non "o"), pile, maglioncini in duplice o triplice copia... Con eleganza da omino Michelin, quest'inverno non mi sono risparmiata proprio nulla in fatto di abbigliamento da esquimese... eccetto le mutande di lana perchè pungono! e le pelli di foca perchè a Milano si ha difficoltà a reperirle!
E stasera vita spericolata: provo a rinunciare alla copertina di lana sotto il piumone!



Che sia finalmente arrivata la primavera?