domenica 14 settembre 2014

Top ten delle tristezze di fine estate

Settembre.
Finito il "controesodo"  (espressione roboante prediletta dagli operatori di "Autostrade per l'Italia" per indicare null'altro che il ritorno, mesto e rassegnato, dei vacanzieri alle loro residenza feriali dopo l'esilio vacanzifero...), l'estate può dirsi ufficialmente conclusa!
Per chi, come me, è sopravvissuto a un agosto tutto urbano-casalingo e può compiacersi per i complimenti per la bella abbronzatura solo grazie al voto di fedeltà prestato al dio "make up" (dispensatore di miracoli a domicilio!), è venuto il momento di prendersi qualche rivincita, stilando la hit parade dei fenomeni più tristi che inevitabilmente e immancabilmente caratterizzano questo periodo dell'anno: vero e proprio "limbo" tra evasione spiritata da insolazione e ritorno alla routine quotidiana lavorativo-domestica-sociale-affettiva...

1. pedi-"trascure".
Il primo avviso che l'estate sta sfumando in un remoto ricordo si può cogliere sui piedi delle donne...o meglio sulle loro unghie dei piedi: se ancora fanno capolino da sandali e infradito, mostrano ormai i  segni di un'imperdonabile incuria. La pedicure è ormai sistematicamente disattesa e solo pochi frammenti di smalto resistono tenacemente, disegnando un triste, indecifrabile mosaico sui promontori digitali dei piedi femminili. Non c'è nulla di più deprimente di una decorazione trascurata, di un vezzo trasformato in difetto... E' come se decorassimo una torta spolverandola col sale perchè abbiamo finito lo zucchero a velo! Meglio lasciar perdere!


2. stress post-spiaggiatico.

Un altro cartellino rosso va a quella speciale categoria di donne (ormai geneticamente modificate al punto da non sapersi riconoscere un'identità indipendente dal ruolo di mogli-mamme-massaie) che, ancor prima di aver poggiato entrambi i piedi fuori dall'auto di ritorno dalla località di villeggiatura, cominciano a lamentarsi per le decine di lavatrici da caricare, le piante che sicuramente si saranno seccate per il sole (o, al contrario, saranno marcite per la troppa pioggia), i chili accumulati che dovranno smaltire prima di Natale, le scottature da curare, i preparativi da fare per il nuovo anno scolastico: libri da acquistare, vuoti negli astucci da riempire, punizioni da amministrare per i compiti non svolti durante le vacanze, ecc. Insomma: gli eventuali benefici dell'estate svaniscono in uno sbattere di portiera! Lasciandosi dietro uno strascico di capi stesi ad asciugare e cantilene di tabelline e filastrocche da imparare a memoria. Allegria!

3. narcisismo telefonico.
A pari merito si contendono un'ammonizione gli uomini che, discorrendo al cellulare in mezzo alla folla, non fanno che vantarsi con gli amici delle prodezze sportive e/o "dongiovannesche"con cui si sono contraddistinti nei super-esclusivi villaggi turistici in cui hanno trascorso le vacanze, popolati (a loro dire) unicamente da strafighe fameliche (...sì perchè di certo i suddetti play-boys non si esprimono con definizione infiocchettate come "donzelle piacenti e di nobili costumi") pronte a saltrgli addosso per strappargli anche l'abbronzatura! Un consiglio a questi soggetti: il vostro amico-interlocutore telefonico forse non vi vede da un quarto di secolo, e dunque non sa che, nascosti dietro al telefono, siete diventati panciuti come un fiasco, flaccidi come una zampogna, e magari anche calvi come una biglia...ma tutto il resto della popolazione che si trovi nelle vostre immediate vicinanze sì!!! Quindi, se già vi siete resi ridicoli tra palme e lettini reclinabili, risparmiatevi almeno l'umiliazione di essere derisi anche da quanti non è impossibile che rincontriate in palestra, dal barbiere, dietro uno sportello in banca o in un imbarazzantissimo scensore... a meno che non abitiate in una megalopoli con 25 milioni di abitanti come quella Hong Kong-Shenzhen-Macao-Zuhai...

4. La conta dei danni.
Non c'è esperienza più efficace di una vacanza per mettere alla prova le possibilità di sopravvivenza di un'amicizia, e questo (incredibile ma vero!) indipendentemente dal fatto che il viaggio sia condiviso. La convivenza forzata in una situazione "d'eccezione", in cui è necessaria una costante mediazione tra i desideri dei singoli per favorire lo svago del "gruppo", è la migliore occasione per far emergere difetti, incompatibilità,  discrasie di karma, che rendono pressocchè impensabile di protrarre il rapporto oltre la data del rientro.
Fino a qualche decennio fa un altro scoglio da superare a dimostrazione della solidità di una relazione interpersonale era l'eccesso delirante di entusiasmo documentaristico dell'amico che, di ritorno dai suoi peregrinaggi, ci sottoponeva a ore di proiezione di filmini e/o diapositive... una tortura, una minaccia, cui era possibile resistere solo in virtù di un profondo affetto e desiderio di non offendere il "regista-fotografo" autore del reportage...
 Ormai, grazie alle nuove tecnologie, siamo talmente "connessi", che non abbiamo neppure bisogno di frequentarci per starci sulle balle l'un l'altro: riusciamo a infastidirci a distanza. Ce ne stiamo tappati in città, destreggiandoci tra ménage cittadino e desiderio di fuga, mentre qualche amico-collega-conoscente già migrato all'"estero" (che sia Riccione o la Polinesia poco importa) si sente in dovere di informarci su ogni suo minimo spostamento, su ogni singola attività svolta o solo pensata come intenzione futura... ci inonda la casella di posta elettronica con ritratti di sè in tenuta da spiaggia, mentre sorregge, tronfio come Nettuno, un marlin (palesemente imbalsamato) da mezzo quintale; foto dell'albergo, della camera (da quattro angolature diverse), della vista dalla finestra, del ristorante e dei piatti che vi vengono serviti... E non sa che tu intanto, da dietro lo schermo del pc, lo stai odiando e maledicendo (perchè lui è in vacanza e tu al lavoro, lui sotto il sole, abbronzato come un prosciutto fumé e tu in ufficio bianco come una vongola malata...e per tutta una serie di ragioni inconsistenti, ma che il tedio dell'estate cittadina fa apparire legittime), così continua a "condividere" e a chiederti approvazione invitandoti a cliccare "Mi piace", e tu a negargliela...


5. rinvenimenti e dimenticanze.
Il ritorno a casa dopo un periodo lungo abbastanza da essere definito "vacanza" (in senso letterale!) ma non  tanto da diventare un trasferimento (sebbene la quantità di oggetti smobilitati possa trarre in inganno i vicini lasciando loro il dubbio se ci rivedranno o meno!), è sempre fonte di stupore e inaspettate sorprese! Innanzitutto, entrando, ci rendiamo immediatamente conto che la nostra legittima dimora non ha sentito affatto la nostra mancanza, nè sofferto per la nostra assenza: sottratta al costante, metodico controllo degli abitanti, si è inselvatichita, si è ripresa il suo spazio, mettendo in atto un'esistenza indipendente dai suoi inquilini (noi)... tant'è che per un po' continiuamo a sentirci "ospiti" (intrusi?)... come "di troppo". 
Il giardino (complici le piogge "monsoniche" dell'estate 2014) folleggia allo stato brado! con ortiche alte più della casetta del cane, che si contendono "frusto a frusto" il terreno con le verdure dell'orto, succhiando a tradimento le povere gocce dispensate dall'irrigatore automatico... ci ritroviamo a camminare in un cimitero di melanzane rachitiche, pomodori rinsecchiti, peperoni allo stato fetale... Una tristezza!
Il criceto, affidato alle cure della vicina novantenne (che ha riversato sul povero animaletto anni di peccati culinari con cui non ha potuto viziare a nipoti e discendenti) è diventato obeso e irreversibilmente carnivoro... Un lottatore di sumo in scala...con la coda.
Nel frigorifero spento, uno yogurt abbandonato per trascuratezza, ha ormai superato la fase metamorfica del formaggio, tramutandosi in una creatura semovente...dotata di libero arbitrio e di radioattività...
Aprire le valigie è poi un po' come scartare i pacchetti di Natale...non sai mai esattamente cosa ci troverai! nè, tantomeno cosa mancherà... Scopri di aver "scippato" involontariamente (?) il pareo alla vicina di ombrellone, di aver dimenticato metà delle lenzuola che avevi steso ad asciugare dopo l'ultima lavtrice (nella migliore ipotesi le ritroverai la prossima estate trasformate in fogli di papiro!) e che durante il viaggio il calore ha trasformato il beauty-case in una sorta di camera iperbarica: la bomboletta della lacca pulsa in modo allarmante, il tubetto del dentifricio è esploso e la trousse degli ombretti assomiglia a un dipinto di Picasso...





6. -70%...
Non illudetevi, oh voi vacanzieri che rientrate bel belli in città dopo settimane di impudico estraneamento spazio-temporale, di poter ancora beneficiare dello shopping estivo super-scontato; sebbene i saldi non siano ufficialmente ancora conclusi, ci abbiamo pensato noi esuli cittadini (nel senso di "esclusi" dalle partenze, relegati nell'atmosfera ovattata di città fantasma) a fare piazza pulita delle occasioni d'acquisto migliori! (qualche vantaggio per il fatto di essere rimasti fedeli alla città dovremo pur meritarcelo no???). Quello che vi abbiamo lasciato sono i fondi dei fondi di magazzino dei negozi: gli ultimi capi delle collezioni di 15 anni fa (quando andavano di moda i pantaloni cosiddetti "a zampa di cavallo" e le ecopellicce color lavanda), il cui range di taglie generalmente compie un salto diretto dalla XS alla XXXL... con un vuoto di circa 200 kg di vestibilità.

7. sky-pass?
Parlo per esprienza: ci sono uomini (ma anche donne, rare ma ci sono!) che non hanno ancora finito di spolverarsi la sabbia dalle dita dei piedi che già pensano a incastrarli in un paio di scarponi...e aa attrezzarsi per l'"imminente" stagione sciistica... Camaleontismo sportivo? Dipendenza da endorfine provocata dal troppo ping pong da spiaggia??? Quando la sindrome del'iperattività ginnica pluristagionale colpisce entrambi i membri della coppia, non ci sono generalmente problemi: le passeggiate sulla battigia diventano marce, i bagni si trasformano in staffette e stendere la crema solare  offre occasione di stretching; fino a che il primo timido fiocco di neve non risveglia in entrambi lo spirito dello yeti...
Ma se ad essere colpito/a da fanatismo atletico è solo lui/lei, il rischio che la vacanza (marittima o montanara, estiva o invernale) si trasformi nel preludio del divorzio è quasi inevitabile... A chi non è capitato di assistere ad un tentato infilzamento con ombrellone o racchetta da sci, strangolamento con braccioli o soffocamento con paraorecchie di pelo???

8. fitness.
Non abbiamo ancora smesso di disperarci per la famigerata "prova costume": nel bikini, in qualche modo, siamo ruscite a entrarci, anche se non siamo del tutto sicure della promozione...(che ci rispediscano su qualche atollo del Pacifico per gli esami di riparazione a settembre???)... Eppure già veniamo sommersi dalla seconda ondata annuale di volantini promozionali che cercano di iniziarci al "culto" della palestra-spa, una sorta di santuario del benessere, dove possiamo essere stirate, scolpite, massaggiate, piallate, vaporizzate, drenate, depurate, rigenerate, trasformate... Tutto compreso in abbonamento "superscontato" della durata minima di 12 anni...molto più della sopravvivenza media di un matrimonio... Le città sono invase da signorine alte e toniche e sorridenti, che cercano di far proseliti da condurre al loro tempio (e i nomi sono tutti un programma: "Il paradiso del bicipite","Il manubrio volante", "Scolpisci te stesso"): gli opuscoli ce li sventolano sotto il naso, insieme alla loro perfezione apollinea, ce li ficcano a tradimento nella borsa o sotto i tergicristalli dell'auto...
Considerando che il picco di affollamento nei centri fitness e/o benessere si verifica in concomitanza con l'apertura "ufficiale" della stagione balneare (quando nuguli di clienti speranzosi si abbonano per due-tre settimane sperando di compiere un rapido miracolo), è ovvio che i manager del settore sono disposti a mettere in atto qualunque strategia di marketing per riacchiappare in autunno i frequentatori primaverili mordi e fuggi... Ora promettono anche miracoli a domicilio! Ecco l'ultimo: 

Espellete il grasso dal vostro corpo con SaunaFit Plus!
 
Come se alle donne mancassero quelle quattro nozioni di fisiologia sufficienti a farsi venire in mente che il grasso non si "scioglie" e non si "suda"! Ad andarsene in giro inguainate come insaccati (con le cosce che, per l'attrito del materiale sintetico, fanno scintille a ogni passo) si perdono solo liquidi, facoltà di movimento e dignità.





9. riscaldamento coatto.

A settembre, che ci siano 12 gradi o 35, "fanno" il collaudo dell'impianto di riscaldamento. Chi o che cosa ne sia responsabile è ignoto: ogni anno l'evento ci viene comunicato vigliaccamente, con un avviso sulla bacheca del condominio; le forze divine, fatine delle stufe o demoni dei caloriferi, che popolano i tubi dell'acqua calda non si mostrano a noi comuni mortali; possiamo solo averne una fede cieca e assistere di buon grado al rituale di riempimento-svuotamento dei termosifoni, e trascorrere l'inizio dell'autunno con la sensazione di vivere in un giardino-zen: si ode un costante gocciolìo d'acqua e ogni tanto si forma uno stagno a ridosso delle pareti...sostituendo il divano con una statua di Buddha otterremmo l'atmosfera perfetta! A impedirci di raggiungere il Nirvana solo lo scoppio estemporaneo di una valvola che si stacca come un missile dalla sua sede, col rischio di spiattellarci due vertebre all'altezza dei lombi. Ma non c'è da stupirsi o preoccuparsi: il collaudo serve proprio a questo! Eventuali malfunzionamenti è meglio rilevarli ora! Così avremo tutto l'inverno per fare riabilitazione e riacquistare la capacità di deambulare...nel teporino della nostra casa. I caloriferi staranno benissimo.


10. cambio di guardaroba.
Necesse est. Anche nelle migliori famiglie bisogna che succeda: gli indumenti leggeri vanno "su", i maglioncini e le sciarpe discendono dai piani alti dell'armadi: una rotazione biennale inevitabile. A meno che non siate tra i pochi privilegiati che possono sempre
sperare in una partenza estemporanea verso qualche meta tropicale, non c'è motivo di tenersi prendisole e bermuda tra i piedi per tutto l'inverno. E poi la riorganizzazione degli abiti è un modo per riprendere a pieno il contatto con la realtà "feriale", per ristabilire il controllo sulla vita ordinaria... E immancabilmente la consapevolezza arriva, magari sotto mentite spoglie, camuffata da alce, quando ci capita tra le mani il pluridecennale maglione, confezionatoci quando frequentavamo la seconda elementare da qualche perfida nonna o zia (in perfetta buonafede però), ormai pur sorda e rincoglionita, ma non immemore di quel suo prezioso dono (vero e proprio attentato alla nostra autostima) che si aspetta di vederci indossare con orgoglio ogni Natale. Sì, è lui. Esiste! Non è un incubo! E' sopravvissuto a un'altra primavera-estate di esilio, ad altri 364 giorni di inutilizzo. Neppure le tarme hanno osato avvicinarglisi. La renna in primo piano ci guarda con aria impertinente, ma forse in fondo ai bottoni dei suoi occhi cogliamo una scintilla di compassione. E il Natale si fa incredibilmente, spaventosamente vicino...