lunedì 9 dicembre 2013

Immacoulation

8 dicembre

Il ponte dell'Immacolata senza ponte è stato l'occasione buona per una riflessione pigrissima sul lessico prenatalizio... e sul fatto miracoloso che una sillaba può cambiarti le feste...

Scambi una consonante qui, sposti un accento là e lo spirito natalizio si suicida impiccandosi all'albero della grammatica!









E con un po' di fantasia iconoclasta, anche la fantasia leopardata può entrare nel presepe... (tanto per svecchiare le immagini tradizionali!)

Insomma, come dico ogni anno, visto che a Natale sono tutti più buoni (lo dice anche la pubblicità Bauly...coi bambini vestiti da scimmiette ammaestrate), io mi sento in diritto di astenermi dalla melensaggine collettiva e scagliare palle avvelenate contro chiunque, invece che appenderle all'abete.

Come dicevo è di nuovo quasi Natale. Inevitabilmente.
Ricominciano campagne solidali e raccolte di beneficenza: "Adotta un pino", "Salva gli orsi polari" (sottinteso: "prima che la pubblicità della Coca Cola faccia venire a tutti il diabete per i suoi spot natalizi), "Ferma lo sfruttamento degli elfi", "Nutri una renna", e affini...
Decine di volontari abbigliati nelle fogge più buffe e umilianti (corna di plastica da alce, babbucce arricciate da gnomo, campanelli appesi qua e là)si riversano nelle piazze di tutta Italia, pronti ad aggredirel'ignaro viandante a caccia di doni e balocchi, proponendogli le più assurde opere caritatevoli a favore delle più svariate creature (animate e non) dell'ecosistema... Tanto che il 50% dei fondi raccolti dipende proprio dai cedimenti del pubblico al peso dell'imbarazzante ignoranza, che spinge a mettere mano al portafoglio (piuttosto che al vocabolario) per liberarsi dall'impasse di non sapere cosa sia uno steppenlemming, un iperodonte boreale o un'ambystoma... 

Ma lo slogan sicuramente più incisivo ed efficace è sicuramente quello adottato da alcune associazioni umanitarie: "Adotta una pigotta"... epigrafe lapidaria, a metà strada tra richiesta compassionevole e imperativo categorico... Merita qualche riflessione.
Non voglio discutere la buona fede dell'iniziativa...nè beccarmi una denuncia da Unicef (che per l'occasione si avvale della sponsorizzazione della ricca e potente Foxy, che ha costruito il suo impero su miliardi di rotoli di carta igienica ...) ma, considerando che il 90% della popolazione italiana sotto i 70 anni non ha a minima idea di cosa sia una "pigotta", quale credete che sia la ragione di tanto successo? Perchè questo termine ci si imprime nella memoria per i secoli dei secoli (amen), e anche se non sappiamo se si riferisca a un cibo, una pianta da appartamento o una specie di anfibio, non possiamo più dimenticarlo?
L'efficacia della pubblicità risiede esclusivamente nel gioco di parole cui il lessema di presta, spalancando i cancelli del linguaggio a doppi sensi che contrastano con qualunque pensiero angelico, ascetico e senza malizia....
Mi dispiace ma l'omofonia quasi perfetta è innegabile, e una svista, uno scambio consonantico da nulla, può determinare conseguenze catastrofiche per quanto risibili: trasformare l'innocente "pigotta" in una "bigotta" (o peggio! se il refuso si estende a una porzione lessicale più estesa) è questione di un attimo! Ora, nella speranza di non essere fulminata dal Padreterno a mezzo di cortocircuito di lucine natalizie, nè di essere infilzata da una punta dorata da abete, svolgerei un minimo di argomentazione sull'una e sulle altre...
Delle "pigotte" ho già detto: sono creature morte, un tempo fatte di stracci, con due bottoni al posto degli occhi, mani senza dita e un'espressione da mummia piuttosto ebete... E non vi è molto altro da dire: te le tieni sul letto, a guardarti giorno e notte con ostinata indiscrezione, a impolverarsi tra i cuscini finchè non concludono la loro vita in lavatrice, suicidandosi con la centrifuga....
Passiamo alle "bigotte": ne conosciamo tutte; i nati sotto una buona stella ne hanno solo una (sola, unica e insostituibile!) in famiglia... i meno fortunati arrivano a doverne gestire due o tre, alla cena della Vigilia o durante il pranzo del venticinque, tra sorrisi avvelenati e ulcera galoppante nel silenzio delle maledizioni non dette tra un voulevant ai funghi e una capasanta gratinata...(-"che le vada di traverso!"-)....
Molto più interessante, a questo punto, immaginare le feste trascorse in compagnia di qualche procace signorina... Sarebbe sicuramente un cenone stravagante e un'occasione per imparare qualcosa: invece che scambiarsi consigli per la preparazione dei tortellini o la cottura del cappone si potrebbero ampliare i propri "orizzonti" con qualche dritta sul kamasutra... che fino ai 70 (80?) anni può far sempre comodo! ma soprattutto si potrebbe donare un po' di calore a creature spesso considerate "bambole", ma che non hanno un'anima di stracci, e sicuramente meritano (più di una renna o un panda) un po' di affetto "domestico".


Invece che "comprarsi" un "miracolo" (le indulgenze non vanno più di moda da qualche secolo!,,, anche se non mi stupirei di troverne in offerta su e-bay!!!) o di compiere atti caritatevoli "per corrispondenza", per onorare il Natale non basterebbe essere un po' meno conformisti, un po' meno falsamente compiti, meno "formali"... più umani?