Viaggiare, Ulisse lo sapeva bene, è
un'impresa, una vera e propria professione...Certo, l'eroe omerico doveva
sottostare a divinità avverse, tempeste e venti contrari....in compenso però
non si trascinava dietro la moglie Penelope, il figlio Telemaco né
il cane Argo...non doveva preoccuparsi di chiudere casa a Itaca né di prenotare in anticipo stanze di hotel o di rinnovare il passaporto.
Il viaggiatore moderno deve
arrabattarsi con i preparativi e le disavventure "pre" partenza e
"durante" vacanza...e in più fare in conti con
"Penelopi" che non hanno più nessuna intenzione di starsene a casa
a sferruzzare con gli strumenti dell'arte "filanda", accontentandosi
di una collana di lapislazzuli recata come souvenir dal consorte dopo 20 anni
di viaggi, ma vogliono essere scarrozzate per il mondo con il loro seguito di
bagagli, eventuali figli e animali domestici...
Non possiamo immaginare cosa (a parte
l'ovvio telaio!) la cara Penelope avrebbe costretto Ulisse a caricare sulla sua
nave, ma volendo guardare a qualche esempio più recente di viaggiatrice femminile
possiamo citare un elenco di regine, imperatrici o "umili"
principesse, che si spostavano dalla loro reggia portandosi appresso
appresso mezza corte (in termini di vestiario, servitù e mobilio).
Concediamo allora ai nostri
"eroi" moderni il merito di essersi rassegnati a farci da Ciceroni internazionali,
ma a noi damigelle il fatto di essere diventate molto più parche in fattodressing;
invece di bauli di abiti e gioielli, carrozze di dame di compagnia, paggi e
ancelle...noi ci siamo adattate a cacciar quattro stracci in uno zainetto che,
purtroppo per noi, non ha la capienza della borsa di Mary Poppins...
Tutta colpa delle regole sempre più
restrittive imposte dalle compagnie aeree: niente liquidi nè oggetti metallici o acuminati; dunque
nulla di tutti i nostri accessori e cosmetici...pinzette, lime, rasoi, creme,
trucchi...tutto ciò che ci servirebbe per mantenere la nostra quotidiana
(domestica) fisionomia e non trasformarci in mutanti alieni... Sì
perché
un paio di settimane in trasferta senza tutti i nostri segreti miracolosi sono
capaci di rendere la nostra capigliatura un ciuffo di pannocchia, un vello di capra ispida e irsuta, i nostri
talloni zoccoli di Hobbit, le nostre sopracciglia setole di cinghiale! Siamo
fortunate se non ci crescono i baffi...
E tutto questo perché?
Perché
basta un semplice click sulla casella tentatrice "bagaglio", durante
la prenotazione on line, per trasformare il prezzo di un biglietto aereo in
classe economica, in quello di un posto business class- lusso! Dunque un viaggio risparmioso, con
solo bagaglio a mano (che è poi uno zaino super pesante, stipato
fino all'inverosimile, nella fiduciosa speranza di non doverlo MAI aprire prima
di essere giunte a destinazione!) può trasformare una piacente pulzella in
un'orco...e la metamorfosi comincia già in aereo, con le gambe che, dopo 5
(6? 7? 13?) ore di volo assumono le dimensioni di polpacci di dinosauro...
Ci consola soltanto il fatto che
anche il turista uomo viene maltrattato: ci fa un'immensa tenerezza vedere
interminabili file di distinti signori al check-in, radiografati al metal
detector, che si reggono i calzoni coi denti per non restare in braghe,
perché
hanno dovuto depositare la cintura negli appositi cestini....e intanto vengono
palpeggiati dalla guardia giurata che cerca un bazooka nascosto sotto
una loro ascella, mentre cercano di spiegare in inglese singhiozzante che hanno
semplicemente un pace maker nel cuore (e sarebbero disposti a scorrere
sotto i roengten insieme al loro zaino per dimostrarlo!)!
Intanto noi donne dobbiamo assistere
alla vera e propria "violenza" del nostro bagaglio,
"sventrato" come un pesce morto sotto i nostri occhi impotenti, dalla
guardia compiaciuta alla ricerca del mascara che abbiamo dimenticato di
esiliare dal beauty case, per confinarlo nel sacchetto trasparente
insieme agli altri liquidi...(così scopriamo che anche il mascara è
considerato "liquido"...e intanto 30€ finiscono nell'immondizia
aeroportuale"!).
Superata questa iniziazione, veniamo
relegati nel limbo dei "gate", luogo di purgatoriale attesa
per l'imbarco, vero e proprio deserto aeroportuale privo di negozi, bar o
qualsiasi piacevole distrazione fatta eccezione per un tristissimo duty
free, paradiso di accaniti fumatori o aspiranti alcolisti...
Che abbiate pagato 10€
in più
a tratta per l'optional "Speedy boarding" non fa alcuna
differenza: ad ogni scalo tra un volo e l'altro vi ritrovate stipati insieme
agli altri 12000 viaggiatori in attesa di una hostess dispensatrice di grazia e
notizie.
Saliti sul velivolo ci di rende
immediatamente conto che, nonostante non si possa vantare un'altezza da
Vatusso, si sarà costretti a trascorrere l'intero volo con le ginocchia in
bocca, tanto scarsa è la distanza tra una fila di sedili e l'altra... Nei casi di
congiuntura particolarmente sfavorevole si scopre anche che il nostro vicino
(il "signor 05L") è un energumeno di 150 kg, che
inevitabilmente sconfina nel tuo "05M"', schiacciandoti come una
ventosa sul povero "05N"...
Ma non c'è tempo per
disperarsi: les jeux sont faits! Si decolla!
Immagino la frustrazione di hostess
e stuart, costretti a ripetere inascoltati la stessa manfrine
sulle misure di sicurezza e le uscite di emergenza...mentre i passeggeri, con
alterigia scaramantica, fingono che l'eventualità di un disastro non li riguardi:
qualcuno sonnecchia, qualcun altro ha già le cuffie sulle orecchie e smanetta
con il telecomando del sedile cercando di accendere lo schermo sulla nuca del
passeggero di fronte...qualcun altro sgranocchia come un coniglio le noccioline
reperite nel sopra citato duty free...
Un viaggio in aereo è
qualcosa di rassicurante; tutto avviene sempre con la stessa sequenza e segue
una precisa retorica gestuale: il "Welcome on board" del
capitano (pronunciato in 15 lingue diverse...in alcune delle quali ti sembra di
cogliere l'annuncio stravagante che, durante il volo, verranno serviti "baguettes
e lumache fresche"....), le dimostrazioni del funzionamento di cinture
e maschere per ossigeno da parte delle hostess, il transito iterativo
del carrello delle bibite, il ricorso alla toilet più
compatta che mente umana possa concepire, il pianto ininterrotto di qualche
neonato, l'applauso finale (tipicamente, vergognosamente, europeo!)...
Sappiamo dunque sempre cosa ci aspetta...sappiamo
che tutto si ripeterà immutato al ritorno...dopo i nostri 15-20 giorni trascorsi
scorrazzando per qualche isola esotica su un motorino a noleggio, un trabiccolo
scalcagnato e cigolante, mezzo di trasporto più insicuro della Terra (in questo frangente ringrazi a posteriori i
tuoi genitori per non avertene regalato uno a suo tempo, salvandoti da prematuro trapasso), o
percorrendo lande desolate con lo zaino in spalla e solo un pezzo di sapone di
Marsiglia quale vessillo delle norme igieniche della società
civilizzata... Dopo aver alloggiato in bettole terrificanti, mangiato pietanze
al limite dell'identificabile, sopportato situazioni che richiedono lo spirito
d'adattamento di un giapponese, unico esemplare a sangue caldo capace di
adeguarsi ad ogni evenienza senza manifestare alcun disagio, di camminare con
le ciabatte infradito sulla distesa di rocce vulcaniche acuminate dell'Etna o
sulla scalinata di San Torini cosparsa di "fiori" di mulo, di
mantenere la stessa imperturbabilità stoica sotto il sole rovente del
Sahara o al gelo della Lapponia, di cibarsi di qualsiasi "entità"
commestibile o presunta tale, a qualsiasi ora e di portarsi dietro praticamente
qualunque accessorio in formato mignon...
(dall'arriccia ciglia a pile allo
scaccia-zanzare laser).
Al nostro rientro, durante il nostos
del ritorno, Subiremo la consueta trafila di controlli e perquisizioni,
attese e code... E avremo tutto il tempo per notare, con frustrante disappunto,
che mentre noi esibiamo una tenuta al limite del casual, al confine tra
la tuta da ginnastica e il pigiama, e assomigliamo grottescamente a uno
spaventapasseri, c'é qualche viaggiatrice
nostra coetanea che sembra fuggita dalla pagina patinata di una rivista di
moda, e attende l'imbarco elegantemente assisa sui suoi 12 cm di tacco, tronfia
come una cicogna...
(Personalmente non ho ancora capito a
quale demone devo vendere l'anima per riuscire ad assomigliare a una ninfa
anche dopo aver scalato e ridisceso il Machu Picchu, essermi lavata i
capelli col sapone per i piatti ed essermi regolata le sopracciglia con il
tagliaunghie per due settimane... Perciò mi rassegno alle condizioni pietose
in cui mi ritrovo, arruffata
come una gatta randagia, col rischio, ogni volta che mi accovaccio sul mio
povero bagaglio in attesa dell'imbarco, che qualche passante magnanimo diretto in business
class mi getti una monetina di elemosina....).
Nulla paga la soddisfazione di
atterrare recando, viva, la baby Palma tenuta tra le ginocchia per tutte le 15
ore di viaggio celeste, nonostante le proteste del consorte che non comprende
questa importazione trionfale...
Insomma, viaggiare per noi donne e
per gli avventurieri che ci portano con sé, é una fatica: siamo capricciose,
esigenti, permalose e magari un po' sofistiche, poco inclini all'adattamento a
nuovi habitat. Ma a nostra discolpa possiamo però dire che una
compagnia femminile in viaggio è sempre utile: ritrova tutto quello
che, all'occasione, gli uomini perdono ed evita incidenti dovuti a entusiasmi
di gioventù anacronistica, per esempio riportando a più
miti consigli il marito di mezza età che ambisce a lanciarsi in qualche
sport estremo!
Se Ulisse si fosse portato dietro la
saggia Penelope, non avrebbe avuto bisogno di farsi legare come un salame
all'albero della nave per resistere alle Sirene...perché non c'è
niente di più efficace contro le tentazioni travianti o gli
"smarrimenti" psichici e materiali, di una moglie al seguito...anche se alla fine
della vacanza assomiglia un po' all'incredibile Hulk e progetta di ricreare una
foresta pluviale miniaturizzata sul balcone del salotto...
Ma si dai una donnina fa sempre piacere portarsela in viaggio........Ulisse non si portò Penelope ma tra ninfe, maghe, sirene e Nausicae non si è fatto mancare niente!
RispondiEliminaMi sono divertita a leggere il tuo racconto di un viaggio aereo tipo,mi ci sono in parte ritrovata,solo che io di solito non rinuncio alle mie cose,ma riesco a suddividerle in modo scientifico!
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