Sono stata (giustamente?) accusata (guarda caso proprio da una donna!) di parlare sempre di donne...e sempre in maniera "terribile" (nell'ambiguo duplice significato positivo-negativo che questo termine assume!)...
Per quanto "ci" ritenga un argomento interessante... ci sono anche loro! I nostri cari "maschietti"! E anche su di loro c'è molto da dire!
E perchè dunque trascurarli come vecchie pantofole chiuse in una
scatola buttata sotto il letto, quando hanno un ruolo così centrale
nelle nostre esistenze?!?? Fondamentali presenze o ingombranti
assenze...
Nessuna ironia: non ci sono donne senza uomini.
Ci sono donne che scelgono di "essere libere", donne che sono "spaiate", donne che sono accoppiate ma si "sentono sole"; il tutto sempre rispetto a una controparte maschile la cui esistenza è fondamentale per definirci e caratterizzarci.
Se non avessimo esemplari con barba e testosterone con cui confrontarci saremmo un indistinguibile stormo di oche (o vacche nere nella notte, ma la prima similitudine è più simpatica e rende l'idea dello "starnazzìo" femminile).
Se non avessimo esemplari con barba e testosterone con cui confrontarci saremmo un indistinguibile stormo di oche (o vacche nere nella notte, ma la prima similitudine è più simpatica e rende l'idea dello "starnazzìo" femminile).
Sì, perchè ammettiamolo: il rapporto che intratteniamo con l'altro sesso ci contraddistingue, ci forgia il carattere, definisce la nostra personalità.
Innanzi tutto siamo tutte figlie di "qualcuno"; o meglio: di "due qualcuno" uno dei quali è sempre un uomo. "Papà". Prima vittima dei nostri esperimenti di fascinazione femminile, cavia con cui affiniamo le innate armi di "seduzione di massa", degne della più sfrontata Pisana ("Le confessioni di un italiano", Nievo)... quando, ancora con i codini e la camminata malsicura da papera ubriaca, impariamo che, per vederci esaudito qualsiasi capriccio, basta uno sguardo con occhioni da Bambi (il cerbiatto di Walt Disney protagonista del cartone animato più triste della storia!). Allora "papino" si liquefa letteralmente, anzi "sublima", assumendo consistenza aeriforme...e sarebbe disposto a comprarci un pony e a piazzarlo in salotto, se non fosse minacciato di estromissione perpetua dal talamo nuziale da parte di mamma (di solito meno incline ad annegare nel brodo di giuggiole...)...
E poi ci si mette Freud, che parla di "uccisione del padre": atto simbolico con cui si riconosce l'autorità "paterna" e la si supera, per tuffarsi a pesce nel mondo adulto, elaborando proprie (in)sicurezze e un proprio (dis)ordine interiore.
Insomma: gli uomini ci vogliono!
Luciana Littizzetto (vero e proprio oracolo della tragi-comicità dei rapporti di coppia) li chiama simpaticamente "balenghi" (che -mi sono documentata- in piemontese vuol dire "deficienti", "dotati di scarsissima intelligenza"), li coglie nei momenti di più indecorosa intimità e li descrive abbigliati come "paggetti di re Artù", afferma che servano solo a "ballarci sui piedi mentre mescoliamo il sugo"... e che siano "espertissimi nelle piccole cose di pessimo gusto" (e qui riecheggia il poeta Gozzano). Citiamo la fonte:
"Per loro intimità significa non nasconderti neanche un dettaglio della loro propria vita corporea. Una funzione normale dell'essere umano è digerire. Però non c'è bisogno che lo sappia tutto il condominio. Ma loro non ce la fanno. Ruttano come lavandini disgorgati dall'idraulico liquido e poi ti sorridono sereni, con la faccia da Braccobaldo Bau, magari chiamandoti tesoro..." (Sola come un gambo di sedano, Mondadori, 1999)
Io voglio essere meno cattiva (anche se questa "cattiveria catartica" è l'unica possibilità di salvezza; altrimenti chi li sopporta?!?!)... Ma ammetto che talvolta, rispondendo a sondaggi telefonici in cui mi si chiedeva se possedessi un animale domestico, ho dovuto farmi violenza per non rispondere "Un animalone ce l'ho...ma non so se appartiene a una specie che possa interessare la vostra indagine e rientrare nella statistica..."
I nostri cavalieri-senza-cavallo fanno tanta tenerezza...costretti per tutta la vita a sottostare alle bisbetiche bizze delle donne che li circondano! Che abbiamo 6 anni o 60 cambia poco... Per le mamme resteranno per sempre "i loro bambini!!!!", mentre le fidanzate-mogli-(ex eventuali) li accuseranno fino alla fine dei loro giorni di essere irreparabilmente "infantili" e "mammoni"!
Li vogliamo virili come gladiatori ma anche sensibili e disposti ad accompagnarci al corso di pittura su ceramica; decisi ma non autoritari, presenti ma non invadenti, attenti ma non puntigliosi, fedeli ma non appiccicosi... Insomma un po' di confusione da parte loro è legittima!
Vogliamo portare noi i pantaloni, ok... ma pretendere che loro indossino i tacchi (e magari anche un'anacronistica giarrettiera) è un'esagerazione!
Per forza che poi loro ci temano come le Erinni!
"Una volta [...] parlando di donne con me, uso l'espressione amorosa comunità: era affettuoso, ma anche ironico, le donne, disse, sono ricattatrici che donano persino il cuore, sorrideva ma solo con la bocca, negli occhi aveva la prudenza guardinga, il timore, non tutto mascherato dal rispetto, di quella solidarietà femminile che ci fa sentire esclusi. [...] avevo una gran voglia di riposo, di abbassare la guardia in mezzo a uomini come me, lontano dalla confraternita femminile che sentivo implacabile e così giravo per club e per bar aggregandomi a maschi che bevessero con la mia stessa determinazione" (Gina Lagorio, Tosca dei gatti)
Ora, per non spingere il nostro partner all'alcolismo, e per vivere serenamente la nostra femminilità, abbiamo
bisogno di un amico gay; un essere angelico, fatto apposta per
compensare (sembra paradossale ma è vero!) le mancanze dei nostri
maschi!
Sì, perchè in fondo quello che noi donne vogliamo davvero, non è
il macho muscoloso che ci difenda a spada tratta se qualcuno ci passa avanti nella fila alla cassa... (per quello ce la caviamo benissimo da sole!...la specie si è evoluta dotandoci di feroci artigli, che noi nascondiamo sotto uno strato di lucido smalto...).
Ciò che davvero desideriamo è qualcuno
che ci noti se torniamo a casa dopo aver passato mezzo pomeriggio a farci
pucciare nel fango, stirare la faccia, piallare le rughe, strappare le
sopracciglia, tirare i capelli, ecc ecc. il tutto per un totale di 5 ore
perse e 200 euro spese per poi sentirci dire: "Stai bene? Ti vedo un
po' sbattuta!" Crack! La tegolata ci arriva diritto in mezzo tra
placca frontale o occipitale...
In momenti come questo vorremmo avere sotto mano uno di quei simpatici, enormi martelli da cartone animato.... Ma l'amico gay può salvare noi, "lui" e il nostro rapporto di coppia.
L'amico gay è quella persona deliziosa che ti
ama per quella che sei, non ti vede nè come preda nè come rivale; ti
ammira anche se gli apri la porta struccata, coi bigodini e con i
mutandoni di Nonna- Papera... anche se gli confessi che la "prova della
matita" ha dimostrato che i tuoi glutei potrebbero sostenere una graffettatrice industriale, un tavolo da architetto.... la
Stele di Rosetta....!!!!!!!
Purtroppo gli amici gay hanno un difetto...sono gay appunto! Non li si può sposare...ci si può al massimo convivere finchè non ci mollano per uno strafigo che cammini sul loro stesso marciapiede (per intenderci...), e a noi tocca ripiegare su un esemplare di etero, augurandoci che sia il meno "balengo" possibile (o "fondo di magazzino", sempre per citare la stessa fonte ottimista).
Leonardo ha rappresentato la perfezione dell'uomo racchiudendolo in forme perfette: un quadrato e in un cerchio...
Se non vogliamo accontentarci di condividere la vita con un Cubo di Rubik o con un criceto, un po' dobbiamo accontentarci...
Dunque
non facciamo il diavolo a quattro (o il povero diavolo in quattro!) se
si dimenticano di regalarci un mazzo di margherite spennacchiate il
giorno dell'anniversario della prima telefonata che vi siete fatti!
Perdoniamoli
se contemplano la carrozzeria della loro automobile come se fossero i
fianchi di un'amante e soffrono nell'anima se sentono la voce del motore
leggermente rauca mentre non si accorgono quando noi ci trasciniamo come Moci Vileda, in
balìa dell'influenza con quella sensazione di cane umido addosso, un
polpo spiattellato sulla testa perchè non abbiamo la forza di lavarci i capelli, e vorremmo solo sprofondare in un bozzolo di
coperte... Non
prendiamocela quando (smarriti di fronte alla luminosità siderea di un
metro cubo di frigorifero) ci chiedono: "Dov'è il formaggio?"...
Resistiamo alla tentazione di rispondere malamente: "Nella lavatrice"...
La colpa in fondo è nostra che lo abbiamo spostato da accanto alla
lattuga a vicino ai ravanelli! Eh!!!!
Concludo comunque con suggerimento terra terra per gli uomini... capace di rendere l'idea della complessità della psiche femminile come potrebbe fare un bigino di 15 pagine riassuntivo dell'Ulisse di Joyce, ma che in certe situazioni può salvare dal naufragio coniugale:
E con questo, almeno per un po', la felicità è garantita...
.
Che "polpetta", 'stavolta!!! E' un falafel piccante!
RispondiEliminaCesare Pavese: INCONTRO
Queste dure colline che han fatto il mio corpo
e lo scuotono a tanti ricordi, mi han schiuso il prodigio
di costei, che non sa che la vivo e non riesco a comprenderla.
L'ho incontrata, una sera: una macchia più chiara
sotto le stelle ambigue, nella foschia d'estate.
Era intorno il sentore di queste colline
più profondo dell'ombra, e d'un tratto suonò
come uscisse da queste colline, una voce più netta
e aspra insieme, una voce di tempi perduti.
Qualche volta la vedo, e mi vive dinanzi
definita, immutabile, come un ricordo.
Io non ho mai potuto afferrarla: la sua realtà
ogni volta mi sfugge e mi porta lontano.
Se sia bella, non so. Tra le donne è ben giovane:
mi sorprende, e pensarla, un ricordo remoto
dell'infanzia vissuta tra queste colline,
tanto è giovane. È come il mattino, mi accenna negli occhi
tutti i cieli lontani di quei mattini remoti.
E ha negli occhi un proposito fermo: la luce più netta
che abbia avuto mai l'alba su queste colline.
L'ho creata dal fondo di tutte le cose
che mi sono più care, e non riesco a comprenderla.
Tutto molto vero ;) ;) Queste righe poi sono incredibilmente acute: "Li vogliamo virili come gladiatori ma anche sensibili e disposti ad accompagnarci al corso di pittura su ceramica; decisi ma non autoritari, presenti ma non invadenti, attenti ma non puntigliosi, fedeli ma non appiccicosi... Vogliamo portare noi i pantaloni, ok... ma pretendere che loro indossino i tacchi (e magari anche un'anacronistica giarrettiera) è un'esagerazione!"...
RispondiEliminaE brava Chiara... e anche tu sei il mio piccolo angelo! :*