Laurana Berra
I libri dello Zelig
2013, MobyDick, Faenza
€ 11,00
Appena pubblicato, l'ultimo libro di Laurana Berra è una raccolta di brevi sguardi nella quale, con la cordialità di scrittura che caratterizza anche le sue precedenti opere, l'autrice presta la propria voce a personaggi diversi per età, sesso, condizione sociale, accomunati dall'esperienza della guerra e del fascismo, protagonisti in vario modo del "buio" delle "nere notti di un'adolescenza senza luce, chiusa nelle tenebre come in un sudario funebre".
Con grande sensibilità la scrittrice restituisce alla pagina le "giovani voci galleggianti nell'oscurità in mille bolle di vita", voci strette da una sotterranea "fratellanza", e che tuttavia non hanno "nulla in comune tranne la guerra, qualche sogno, quel grande buio e una giovinezza di cui in quel momento non sanno che cosa farsene".
La guerra e il Regime sono guardati, nella loro "realtà circense", dalla dimensione sognante dell'infanzia nei primi racconti, e poi via via tragicamente compresi e fatti oggetto di drammatica consapevolezza in quelli successivi, con una progressione che riflette la diversa età e condizione dei personaggi; tutti in qualche modo posti di fronte a una prova d'iniziazione che li porta a una dolorosa e più o meno cosciente maturazione interiore.
L'esperienza dolorosa del contatto con il mondo adulto della guerra, della politica, del Potere, della morte, si insinua prepotentemente tra i motivi dell'amicizia, dell'adolescenza "con i suoi timori, le attese, gli struggimenti, i primi sospiri d'amore"; creando fratture indelebili nell'innocenza di un'infanzia che tuttavia riesce a mantenere la propria gioiosa inconsapevolezza, a "crearsi un solido fortino in cui trovare rifugio", fino all'ingresso forzato in una dolorosa adultità, negli ultimi racconti.
Ogni sentimento e pensiero viene reso in modo onesto e coerente dalla scrittrice, che si fa da parte per lasciare spazio al punto di vista dei suoi personaggi, forse ritrovando proprio attraverso essi l'unità di quel "susseguirsi di flash" che è la vita, come è scritto nella premessa al libro.
Le "voci" si alternano ai silenzi carichi di significato di una narratrice, che non dice mai più del necessario, non si sofferma sulle conseguenze brutali del vissuto di alcuni dei suoi protagonisti, ma sa concedere al suo racconto qualche nota umoristica a margine (come il riferimento alla "cioccolata autarchica", al "caffè...tutto cicoria" o ai dolci come "pallottole gialle con in cima uno sbuffo biancastro che voleva simulare la panna montata (ma forse era) dentifricio alla menta") e qualche frammento di vera poesia; così i "coriandoli di un verde carnevale" primaverile si capovolgono nell'immagine del "prato di verde smeraldo" dipinto attorno al foro di un proiettile, la luce del mattino "ricompone il mondo" nonostante il male di un'epoca in cui "non conoscevi la gente, non sapevi con chi avevi a che fare, le divise rendevano tutti uguali. Ogni parola poteva essere fraintesa, ogni gesto ritenuto una provocazione".
In questo "bailamme bellico" la vita si riprende i suoi spazi, riconquistandoli alla morte, alle "salvifiche bombe" dispensate "generosamente dagli alleati", resiste divisa tra un "prima" e un "dopo" (la perdita. la fuga, la lontanaza, la paura), tra una sponda e l'altra della Storia. Ogni frammento è una testimonianza dei gesti di umanità istintiva, degli slanci di generosità imprudente, del desiderio di contatto, grazie ai quali la giovinezza resiste alla guerra e la scrittura si fa davvero "ancora di salvezza" per se stessi e per tutti, strumento per riallacciare i frammenti dei propri ricordi e cercare il senso della Storia, del mondo, della nostra cenere.
Veramente bello e profondo. Complimenti a te e all' autore del romanzo.
RispondiEliminaDalla marea che un popolo ha sommerso,
RispondiEliminae me con esso, ancora
levo la testa? Ancora
ascolto? Ancora non è tutto perso? (U. Saba)