lunedì 9 marzo 2015

5 buone ragioni per leggere le riviste femminili.

Sì, la carta patinata luccica e tutte noi donne (che condividono l'istinto della gazza-ladra) ne siamo affascinate, così come siamo attratte anche dai gioielli e dai dolci; eppure abbiamo imparato a resistere... Le cose costose o sono lussi che ci concediamo solo in occasioni particolari: quando siamo molto felici o molto depresse, così salvaguardiamo sia il conto in banca che la linea. In circostanze "normali" non ci feriamo adoranti davanti alle vetrine dei gioiellieri né saccheggiamo pasticcerie! Per quanto riguarda le riviste femminili, vie di mezzo tra l'almanacco e il sussidiario scolastico, a volte di comprarle non ci viene neppure in mente; sui fatti di politica e cronaca ci aggiorniamo via TG o radio prima di uscire di casa  mentre andiamo al lavoro;  sul gossip ci ragguagliano abbondantemente il barista che ci prepara il cappuccino, la parrucchiera mentre ci spunta la frangia, le colleghe pettegole durante la pausa pranzo; e se avvertiamo un estemporaneo bisogno di sapere come si contrastano i radicali liberi, c'è google sempre disponibile anche 
sul nostro smartphone. Eppure leggere le riviste femminili ci assicura alcuni preziosi (e talvolta insospettati) vantaggi:
 
1. Non spaventare gli uomini. 
É inutile negarlo: gli uomini (anche i più lontani dall'australopithecus) assumono un atteggiamento molto diverso nei confronti di una donzella che si aggira per la giungla metropolitana come una pecora fuori contesto, in abiti da ninfa, piuttosto che davanti a una lottatrice di wrestling in tuta mimetica. Questo perché geneticamente, ad eccezione degli amanti del sadomaso, gli uomini preferiscono le fatine zuccherose e un po' svampite (se anche un po' sceme meglio così si sentono più intelligenti) a quelle che "portano i pantaloni" e affrontano il mondo corazzate di spregiudicata indipendenza; le donne che oltre ai tipici femminei connotati (aurei capelli, bocche carnose, candido petto e magari qualche altra fattezza piacevole su cui posare lo sguardo) esibiscono polso, spirito e metaforici "attributi", che non hanno bisogno di essere difese, accompagnate o soccorse ogni 4 minuti e mezzo, che guadagnano, scelgono, organizzano e che, se non riescono ad aprire un vasetto di sottaceti, imparano ad usare l'apriscatole! Se l'uomo che "non deve chiedere mai" affascina, la donna che si arrangia spaventa. E se ai nostri guys basta vedere una pulzella capace di fare il pieno all'auto da sola per sentirsi sconvolti nel profondo, è inevitabile che si terrorizzino alla vista di una rappresentante del gentil sesso che legge Il Sole 24 ore!!! ... 
Detto questo non dobbiamo rincretinire o vergognarci di possedere un cervello e di saperlo usare, anzi! Soltanto dobbiamo riuscire ad adeguare ogni attitudine alla giusta situazione: io ogni tanto ci provo a sviscerare le notizie del telegiornale delle 8.00 con mio marito e a discutere della guerra in Ucraina, della crisi internazionale, degli attentati terroristici e del surriscaldamento globale mentre lui si rade la barba e io mi passo il mascara...Non c'è storia! Non mi sente nemmeno! Oppure le poche sillabe che intercettano la sue frequenze gli fanno strabuzzare gli occhi e temere che durante la notte mi abbia rapita un UFO! Mentre la stessa conversazione iniziata in un'altra circostanza della giornata può evolvere fino a un gratificante litigio! Il tutto per dire che se volete essere avvicinate da quel tizio carino  timido come un capriolo che incrociate tutte le mattine sull'autobus non trinceratevi dietro un foglio 50x70, non estraete dalla borsetta un bazooka della stampa in quattro lingue, con colonne fitte di titoli di borsa, cifre, percentuali e grafici di funzioni! Non dico di portarsi dietro Harmony ma neppure un pitbull di carta!!!! 
NB. Vale anche per la Gazzetta dello sport; il fatto che sia rosa non la rende "rassicurante" e, a meno che abbiate come obiettivo conquistare il capo ultras di una squadra di calcio, non credo che otterreste l'effetto desiderato!

2.    Trarre consolazione dai difetti delle altre. 
Le donne sono perfide, innanzitutto con se stesse: sono giudici inflessibili, personal trainer spietate, life coach rigide come un agente SS; di fronte al proprio riflesso nello specchio non si lasciano sfuggire un difetto, nella condotta quotidiana si sottopongono ad esercizi psicofisici estenuanti, si torturano emotivamente, combattono professionalmente. Almeno il diritto di voto lo abbiamo ereditato, così ci è rimasto un pochino di tempo per frequentare il corso di yoga o perlustrare mercatini delle pulci... In tutto questo tran tran di torture autoinflitte e punizioni preventive per i peccati della nostra eventuale prossima vita, è terapeutico avere sott'occhio del materiale che ci distragga dalla nostra immagine e su cui poter scatenare la nostra attitudine ipercritica. Scoprire che anche le nostre "colleghe" consacrate come icone della femminilità moderna,  quintessenza dell'attuale ideale di bellezza hanno qualche cmq di buccia d'arancia, un po' di pelle moscia qui e là, e addirittura sporadici brufoli, è un vero trattamento benessere per la nostra autostima! E sebbene questo non serva ad ammorbidire il nostro spirito masochista (chissà perché l'erba del vicino ci appare più verde anche se ci si è riversata sopra una colata di cemento!), riscontrare che tempo e forza di gravità producono i loro impietosi effetti anche tra gl'idoli del piccolo e grande schermo, ci rincuora e ci fa temporaneamente perdonare a noi stesse il fatto di avere una consistenza corporea! 

3.    Conoscere le tendenze e trasgredirle.  
Bisogna sempre essere aggiornati sulle ultime tendenze... soprattutto per poterle trasgredire con cognizione di causa! Per capire da che parte tira il vento del fashion non basta schiacciare il naso sulle vetrine di tutti i negozi delle capitali della moda; bisogna sapere cosa succede nelle "alte sfere" dello styling e conoscere tutti i trabocchetti che qui vengono escogitati, per evitare le alzate di sopracciglia delle commesse un po' altezzose dei negozi di abbigliamento e decifrarne il gergo per capire che non ci stanno prendendo a parolacce! Per esempio: ormai non esistono più i colori; si parla di nuance...e ogni stagione ha la sua! Non si può entrare in una boutique e chiedere un capo o un accessorio banalmente "rosso"; bisogna specificare quale delle 36 gradazioni si intende: amaranto, carminio, ciliegia, corallo, cremisi, magenta, melograno, porpora, rosso cardinale, rosso mattone, rosso pompeiano, rosso Valentino, rosso veneziano, ruggine, scarlatto, terra cotta, vermiglio, ecc. In questo le riviste di moda fungono un po' da vangelo per profani, diffondendo la parola dei "profeti" del glamour a noi comuni mortali, che non "indossiamo" ma "ci abbigliamo", non "sfiliamo" ma "camminiamo", e non abbiamo "outfit" ma solo "vestiti"! In ogni caso, dal momento che la carta patinata non è il Corano, nessuno ci impone di credere indubitabilmente a quel che leggiamo e di agire di conseguenza: se le tinte pastello ci fanno assomigliare a una caricatura della regina d'Inghilterra o i cinturoni all'altezza della vita ci danno l'aspetto di una clessidra, abbiamo tutto il diritto di lasciar perdere! Ed è proprio così che riusciamo a elaborare un nostro "stile", che significa innanzitutto rifuggire lo stereotipo.

4. Prendere spunto. 
Qualsiasi mamma, moglie, fidanzata o single, più meno giovane, che non voglia appiattirsi sulla ripetitività del tran tran quotidiano, è sempre alla ricerca di nuove idee: cosa fare dopo il lavoro, che film scegliere al cinema, quale nuovo ristorante provare, a che eventi partecipare, ecc. 
Il nostro laboratorio prediletto è sicuramente la cucina, non solo in  quanto spazio fisico capace di trasformarsi all'occorrenza in camera oscura, sala ricreativa (per taglio e cucito, pittura su ceramica, pasta di sale, ecc), spazio bricolage, ufficio, deposito, serra, nursery, consultorio per amiche affrante, meeting room per le riunioni di famiglia. Ogni tanto però utilizziamo anche i fornelli secondo la loro originaria destinazione d'uso, e ci impegniamo nella sperimentazione culinaria con lo stesso ardore con cui coltiviamo piantine di legumi dentro lo scolapiatti... Quale occasione migliore di una cenetta tra amici per prodigarsi con qualche nuova ricetta? 
Beh, se in cerca di un input ci avventuriamo tra e pagine di un libro firmato da Sadler, non è improbabile che ci troviamo di fronte a manifesti dell'avanguardismo gastronomico, del tipo "Ravioli di farina di lenticchie, ripieni di ricotta di mandorle, conditi con clorofilla di spinaci, idea di aglio e aria d noce moscata". Oibò! Anche ammettendo che una abbia la buona lena di macinarsi da sola le lenticchie, la forza d'animo di assistere alla fermentazione del latte di mandorla e l'equilibrio interiore necessario a distillare la linfa degli ortaggi (su "idea di aglio" e "aria di noce moscata" non so pronunciarmi!), credo che i "tempi di preparazione" stimati (6-8 giorni) e il "livello di competenza" richiesto (diciamo almeno un diploma di istituto alberghiero, un paio di corsi di cucina professionale e una decade di esperienza presso qualche ristorante pluristellato) scoraggerebbero chiunque! 
Se il nostro scopo non è quello di aggiudicarci il Nobel per la cucina ma solo di sorprendere le papille gustative dei nostri ospiti, meglio rinunciare ai menù ermetici e ripiegare su pietanze "amichevoli", a base di ingredienti accessibili (niente caviale di lumaca, agar-agar o platano), con tempi di preparazione che non comprendano un'era geologica! E anche in questo le riviste femminili vengono in soccorso alla tua creatività: oltre a proporti lavoretti con materiali di recupero, insegnarti l'arte del decoupage o le tecniche dello stencil, o addirittura spiegarti come debellare le tarme o sostituire la corda della tapparella senza precipitare dal quinto piano, comprendono sempre un gruppetto di pagine raccolte sotto un titolo che è soprattutto una promessa rassicurante: "Strategie per non preparare la cena","Il fornello magico", "Pappa bella, buona e veloce", "Menu gourmet in 5 minuti", "Easy microonde", o simili.


5.  Sentirsi "normali".  
Tutte noi abbiamo le nostre "manie": convinzioni più o meno fondate, che possono  trasformarsi in veri e propri "rituali" e anche tramandarsi da una generazione all'altra insieme alla ricetta della pasta frolla e alla biancheria ricamata. 
Ma le nostre stranezze non sono nulla paragonate a quelle delle "stars", e saperlo ci libera in parte dal nostro senso di colpa; apprendere che Gwyneth Paltrow utilizza le "inalazioni vaginali" per sentirsi sessualmente appagata, Katy Holmes segue la dieta dei soli broccoli per rimettersi in forma e Angelina Jolie applica un siero al veleno di vipera per contrastare le rughe, ci rende improvvisamene orgogliose del nostro equilibrio mentale! 
A noi comuni mortali verrebbe mai in mente di farci affumicare le ovaie? 
Certo succede che per spirito di emulazione, qualche "creativo" si metta a giocare al Piccolo Chimico ed escogiti fantasiose reinterpretazioni dei classici "rimedi della nonna". Per questo il web straborda di "ricette miracolose", "pozioni magiche" che farebbero impallidire le streghe di Salem: lo "sciroppo allunga-capelli" (anche ammesso che funzioni -cosa di cui ho i miei leciti dubbi- sfido chiunque a buttar giù tutte le mattine uno shottino di acqua tiepida, aceto e miele senza sentirsi male!), gli impacchi per capelli a base di olio e miele (che una volta applicata e lasciata in posa due ore si toglie solo con l'acquaragia), la maschera antirughe all'uovo o direttamente alla maionese (che schifo...). 
Fortunatamente, consapevoli del fatto che oggi i "rimedi naturali" sono tornati di moda, anche gli autori delle riviste si sono adeguati, e in ogni pubblicazione offrono consigli di medicina dolce e cure omeopatiche, avvalendosi però della consulenza di esperti: soluzioni meno "futuristiche" ma provenienti da fonti più accreditate delle sciamano di turno. Ecco allora che le riviste possono salvarci anche dal rischio di finire intossicate, rapate come marines o puzzolenti di insalata russa!
 

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