lunedì 25 febbraio 2013

Buon lunedì....

Dieci giorni fa un prolettico assaggio di primavera mi ha fatto fiorire tutto l'aglio in cucina... 
Ieri fiocchi di neve grossi come nidi di cicogna... 
Oggi accontentiamoci di iniziare una settimana umidiccia... pesticciando qua e là residui di neve milanese grigiognola e sciolta e lasciando che una fitta rugiada ci imperli gli occhiali e ci arricci i capelli...
Voglia di uscire eh??? 

Invidia per tutti coloro che possono starsene pigramente a casa... morbidamente abbandonati ad ore di inconcludenza... appollaiati nei pressi di un termosifone... 

Voglio rinascere gatto... o cuscino... 



"I gatti [...] ti fanno sentire a casa più di chi ci abita se non ti vuole bene. E se loro te ne vogliono, non si nascondono dietro muri di silenzio né riserve mentali: lo esprimono e esigono il ricambio, si offendono e ti castigano se li privi di quel che per loro è giusto"
(Gina Lagorio, Tosca dei gatti)

"Ai miei gatti"

Quando non ho da fare
sono talmente presa dall'idea
di non far niente,
che non faccio niente
sto con i gatti.

Sei un'orsa
giochiamo
un leoncino
una gatta rimasta bambina
una puttanella
affamata di carezze
ci somigliamo.

Mino mi dà consigli saggi
Mina mi salta sul grembo
mi asciuga le lacrime con la zampa
mi dice di non piangere
che lei è tutta lì per me
mi adora a occhi chiusi.

Fossi gatta
vorrei essere la mia.

Edith Bruck  

1 commento:

  1. PABLO NERUDA - Ode al Gatto



    Gli animali furono
    imperfetti, lunghi
    di coda, plumbei
    di testa.
    Piano piano si misero
    in ordine,
    divennero paesaggio,
    acquistarono néi, grazia, volo.
    Il gatto,
    soltanto il gatto
    apparve completo
    e orgoglioso:
    nacque completamente rifinito,
    cammina solo e sa quello che vuole.

    L'uomo vuol essere pesce e uccello,
    il serpente vorrebbe avere ali,
    il cane è un leone spaesato,
    l'ingegnere vuol essere poeta,
    la mosca studia per rondine,
    il poeta cerca d'imitare la mosca,
    ma il gatto
    vuole solo esser gatto
    ed ogni gatto è gatto
    dai baffi alla coda,
    dal fiuto al topo vivo,
    dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.

    Non c'è unità
    come la sua,
    non hanno
    la luna o il fiore
    una tale coesione:
    è una sola cosa
    come il sole o il topazio
    e l'elastica linea del suo corpo,
    salda e sottile, è come
    la linea della prua di una nave.
    I suoi occhi gialli
    hanno lasciato una sola
    fessura
    per gettarvi le monete della notte.

    Oh piccolo
    imperatore senz'orbe,
    conquistatore senza patria,
    minima tigre da salotto, nuziale
    sultano del cielo
    delle tegole erotiche,
    il vento dell'amore
    all'aria aperta
    reclami
    quando passi
    e posi
    quattro piedi delicati
    sul suolo,
    fiutando,
    diffidando
    di ogni cosa terrestre,
    perché tutto
    è immondo
    per l'immacolato piede del gatto.

    Oh fiera indipendente
    della casa, arrogante
    vestigio della notte,
    neghittoso, ginnastico
    ed estraneo,
    profondissimo gatto,
    poliziotto segreto
    delle stanze,
    insegna
    di un
    irreperibile velluto,
    probabilmente non c'è
    enigma
    nel tuo contegno,
    forse non sei mistero,
    tutti sanno di te ed appartieni
    all'abitante meno misterioso,
    forse tutti si credono
    padroni,
    propietari, parenti
    di gatti, compagni,
    colleghi,
    discepoli o amici
    del proprio gatto.

    Io no.
    Io non sono d'accordo.
    Io non conosco il gatto.
    So tutto, la vita e il suo arcipelago,
    il mare e la città incalcolabile,
    la botanica,
    il gineceo coi suoi peccati,
    il per e il meno della matematica,
    gl'imbuti vulcanici del mondo,
    il guscio irreale del coccodrillo,
    la bontà ignorata del pompiere,
    l'atavismo azzurro del sacerdote,
    ma non riesco a decifrare un gatto.
    Sul suo distacco la ragione slitta,
    numeri d'oro stanno nei suoi occhi.

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