Dieci giorni fa un prolettico assaggio di primavera mi ha fatto fiorire tutto l'aglio in cucina...
Ieri fiocchi di neve grossi come nidi di cicogna...
Oggi accontentiamoci di iniziare una settimana umidiccia... pesticciando qua e là residui di neve milanese grigiognola e sciolta e lasciando che una fitta rugiada ci imperli gli occhiali e ci arricci i capelli...
Voglia di uscire eh???
Invidia per tutti coloro che possono starsene pigramente a casa... morbidamente abbandonati ad ore di inconcludenza... appollaiati nei pressi di un termosifone...
Voglio rinascere gatto... o cuscino...
"I gatti [...] ti fanno sentire a casa più di chi ci abita se non ti vuole bene. E se loro te ne vogliono, non si nascondono dietro muri di silenzio né riserve mentali: lo esprimono e esigono il ricambio, si offendono e ti castigano se li privi di quel che per loro è giusto"
(Gina Lagorio, Tosca dei gatti)
"Ai miei gatti"
Quando non ho da fare
sono talmente presa dall'idea
di non far niente,
che non faccio niente
sto con i gatti.
Sei un'orsa
giochiamo
un leoncino
una gatta rimasta bambina
una puttanella
affamata di carezze
ci somigliamo.
Mino mi dà consigli saggi
Mina mi salta sul grembo
mi asciuga le lacrime con la zampa
mi dice di non piangere
che lei è tutta lì per me
mi adora a occhi chiusi.
Fossi gatta
vorrei essere la mia.
Edith Bruck
PABLO NERUDA - Ode al Gatto
RispondiEliminaGli animali furono
imperfetti, lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
in ordine,
divennero paesaggio,
acquistarono néi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.
L'uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l'ingegnere vuol essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d'imitare la mosca,
ma il gatto
vuole solo esser gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo,
dalla notte fino ai suoi occhi d'oro.
Non c'è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l'elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.
Oh piccolo
imperatore senz'orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell'amore
all'aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l'immacolato piede del gatto.
Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c'è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all'abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
propietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.
Io no.
Io non sono d'accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gl'imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l'atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d'oro stanno nei suoi occhi.