mercoledì 19 settembre 2012

Mondi di carta e libri "puntuti"

Qualche giorno fa, fiduciosa nelle mie doti di gazza-lettrice, che mi consentono di individuare gli oggetti del mio desiderio letterario anche da grandi distanze (eppure giuro che sono miopissima!) e di gettarmi in picchiata per acchiappare la luccicante preda, mi sono diretta con passo felpato ma fermo alla ricerca di tesori, in una delle mie librerie preferite. 
 

 


Precisazione necessaria: ci sono due tipi di librerie; quelle piccole-piccole, raccolte, in cui fa sempre caldo, di cui si conosce il/lo proprietario/a (di solito un signore alto e smilzo dall'età indefinibile, o una signora cicciottella, ricciuta e sorridente... almeno nella mia immaginazione sognante!), dove c'è sempre una poltrona comoda pronta ad abbracciarci e a farci le coccole mentre prendiamo un assaggio dell'imminente acquisto.
Qui si trova solo mezza dozzina di copie (dieci a volersi proprio sbilanciare) di ogni volume, ma dove è possibile reperire quel libro ormai caduto nel dimenticatorio della pubblicità e della critica, quel saggio che non è mai stato famoso, quel romanzo che ormai neppure l'autore ricorda di aver scritto e che il libraio non sapeva di avere. 
Queste librerie sono ambienti ovattati, "vellutati", atemporali... aggirandocisi sembra quasi di essere entrati in una scatoletta per gioielli (quelle rigide e pelosine fuori e di raso imbottito all'interno) o in una serra per farfalle (si chiama serra l'ambiente per farfalle tropicali? Il primo sostantivo che mi è venuto in mente è stato voliera, ma resto dubbiosa, quindi accetto suggerimenti!).

Poi ci sono le librerie GIGANTESCHE, quelle in cui c'è tutto, anche le novità talmente nuove che non sono ancora state scritte; luoghi in cui è meglio sapere (o credere di sapere) cosa si vuole già prima di entrare altrimenti si rischia di perdersi e non uscirne più (per essere ritrovari dopo qualche migliaio di anni in perfetto stato di conservazione come le mummie egizie, visto il clima asciutto da aria condizionata perenne di questi luoghi sterminati!).
Qui anche i cercatori di cellulosa più esperti devono rispiegare sul tour guidato da parte di una "guida locale" (la tipica signorina con la faccia imbronciata e il cartellino appeso al taschino della polo) che ha la capacità di ricacciarci nella situazioni di inferiorità propria del banale "cliente", senza riconoscerci lo status di "lettori", unici, specialissimi, meritevoli di ossequioso rispetto quali noi ci ritenevamo fino a prima di varcare le porte scorrevoli automatiche. 
Siamo in un safari delle pagine stampate, costretti nel ruolo dei turisti in comitiva, condotti qua e là tra monumenti di libri impilati, da chi sa orientarsi meglio di noi in quel deserto di dune di parole accatastate. 
Ordine alfabetico e/o per argomento un tubo! 
"Vada al punto 7". 
Ovvio, come no? "E come ci si arriva?"
Foto: la scala della conoscenza"Dritto, poi svolta a sinistra, oltrepassa il reparto pulci e zecche, prosegue fino a trovarsi sulla sinistra il settore decorazione della capocchie di spillo, a quel punto prende la destra e prosegue fino a che non si trova davanti la parete costruisci il tuo astrolabio... poi è meglio se si ferma a chiedere". "Avrebbe mica una piantina?"

Bhè, mi trovavo proprio in uno di questi labirinti di carta,  alla ricerca di un libro con copertina di brossura color giallino sbiadito, una figura a colori pastello al centro e una coppia di ricci in basso.
Dopo aver affrontato l'avanscoperta, una fase iniziale di esplorazione, un giro di ricognizione ed essere uscita illesa da un paio di smarrimenti, ho dovuto ammettere a me stessa di avere il senso di orientamento di un'anatra cieca.
Perciò mi sono diretta verso il "punto I" (dove la "I" sta per "incapaci di arrangiarsi da soli") con la coda tra le gambe.
Ovviamente non ricordavo nè l'autore nè l'edizione del libro che stavo cercando... ed è proprio su questo che le finte-libraie contano: si atteggiano ad apparente disponibilità per indurre l'ignaro lettore (svantaggiato proprio perchè colto nel periodo di non-lettura che segue ogni libro concluso e ne precede ogni nuovo, mentre è alla ricerca di nuovo materiale) a scoprire le sue debolezze e ZAC! lo copliscono alle spalle! E' la storia di cappuccetto rosso che si ripete in versione moderna!
Sporgendo il naso da dietro il bancone (altra tecnica per mettere in soggezione il lettore-cliente: banconi altissimi dietro i quali, dalle vette dei loro sgabelli, le pseudo- libraie incombono sul viandante smarrito), ho chiesto decisa il titolo "X" della collana "I Ricci"...
La commessa mi ha guardata sprezzante e compassionevole. Poi, con un ghigno malefico ha ribattuto: "Forse gl'Istrici?!?!?!"

Certo, non sono un'esperta di Erinaceidae (nome scientifico dei ricci), sempre di aculei e musetti a punta si tratta! Perchè stare lì a fare tanto i raffinati? E poi ho comunque ragione io: il logo della collana ritrae due ricci, che sono piccoli, simpatici e col naso a pallina! Mentre gl'iscrici sono grossi come cuccioli di maiale, goffi come comodini e con aculei lunghi così! OH! Alla faccia della commessa "pungente"!
Sul momento non ho voluto aprire il dibattito nel reparto bambini, anche perchè le librerie conservano sempre un'aura di sacralità inviolabile... però il sassolino nella scarpa mi è rimasto!







Tanto per cultura generale: 
 
"La principale differenza tra riccio e istrice consiste nella famiglia di provenienza: il riccio, chiamato anche comunemente, ed erroneamente, porcospino, è della famiglia delle Erinaceidae; l’istrice invece rientra nella famiglia degli Istricidi. Chiamare l’istrice anche porcospino è invece corretto"
E dopo questa lezione di zoologia ci sentiamo tutti arricchiti e (vista l'ora) possiamo andare a nanna tranquilli!




1 commento:

  1. A Lisbona ci sono librerie grandiose, ma accoglienti con vecchie poltrone e librai attenti... Sarebbero il tuo regno!

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