venerdì 21 settembre 2012

Ode all'autunno


"Equinozio
d'autunno, già sento il tuo mieie"
(G. D'Annunzio)
L'autunno coincide con il rituale della vendemmia, che unisce la fatica del lavoro alla gioia della festa; gli acini di vetro si liquefano nella luce dorata, discreta, obliqua di un sole ormai pronto al riposo.  Le pannocchie di mais sono dorate, la polpa dei fichi maturi straborda in lacrime lattescenti, frutti cremisi si protendono procaci dai rami degli alberi pronti a restituire la vita alla terra.
Fiammelle vermiglie ondeggiano nel primo vento, sconvolgono il cielo, arrossano il terreno umido... Si torna alla quiete, la natura si distende dopo la performance estiva, lascia che i colori le scivolino di dosso come un costume di scena... scuiogliendosi in gocce purpuree.


Gli anni finiscono e si rincorrono, le cose tornano, rassicuranti ma trasformate. Le rughe segnano i nostri percorsi,  celebrano i nostri traguardi, ci ricordano la permanenza del tempo trascorso ma mai veramente perduto, ci confortano con l'idea che le essenze permangono.
E che allora scrivere una poesia, lasciare un segno a matita su una pagina di romanzo, scattare una fotografia, acquista un senso.
 


In questo periodo dell'anno  un ciclo volge alla fine, la natura si sfà nel dorato sorriso di una vita perpetua...interiore. E' l'ora della saudade cosmica.
















1 commento:

  1. Così intimamente la giornata comincia
    nel grigio autunno, così lenta passa
    la mattina di là dai vetri tersi
    ove la luce tarda s’assopisce.

    E’ questo argenteo silenzio il declinare
    dell’anno, la nostra vita
    variano appena le dolorose feste del cuore,
    le memorie che migrano come nuvole.
    (A. Bertolucci)

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