E' inverno, ha nevicato, anche il Natale è passato...non ci sono più ragioni per starsene tappati in casa, di fronte a un piatto fumante di spezzatino di cervo con polenta... Ma proprio quando si raggiunge quello stato di letargia che ci indurrebbe a non più muovere un alluce da sotto il plaid (che ormai è diventato una protesi del divano) e a ringraziare quotidianamento il Signore per il fatto di non possedere un cane da dover accompagnare sottocasa alle 6.30 del mattino per fargli/ci congelare il posteriore...Track!!!!!!!!!!Arriva la tragica presa di coscienza:
"Bisogna" andare a sciare!
"Allo skilift c'era la coda [...] e, a ogni passo avanti che la coda faceva -una lunga coda che invece d'andar dritta, come pure avrebbe potuto, seguiva una casuale linea a zig-zag, un po' in salita un po' in discesa- pesticciando in su oppure scivolando giù di fianco a seconda del punto in cui si trovavano, e subito puntellandosi ai bastoncini, spesso andando a gravare del proprio peso i vicini di sotto, o cercando di liberare racchette di bastoncini da sotto a sci dei vicini di sopra, inciampando negli sci andati a mettersi per storto, chinandosi ad aggiustare gli attacchi e arrestando così tutta la fila, togliendosi le giacche a vento o i maglioni o rimettendoseli a seconda se il sole appariva o spariva, ricacciando le filze di capelli sotto il copriorecchi di lana o gli sbuffi della camicie a scacchi dentro le cinture, cercando i fazzoletti nelle tasche e soffiandosi i nasi rossi e gelati, e per tutte queste operazioni togliendosi e rimettendosi i guantoni che talvolta cadevano nella neve e bisognava con la punta dei bastoncini ripescarli: quest'agitazione di piccoli gesti scomposti percorreva la fila e diventava frenetica al suo culmine, là dove bisognava aprire le cerniere-lampo di tutte le tasche per cercare dove s'erano cacciati i soldi per il biglietto oppure il tesserino e porgerlo all'uomo dello skilift che ci faceva i buchi, e poi rimettersi la roba nelle tasche, e i guantoni, e unire i due bastoncini unocon la punta infilata nella racchetta dell'altro per tenerli con una mano sola, tutto questo superando la piccola salita della piazzola dove bisognava essere pronti a mettersi a posto l'àncora dello skilift sotto il sedere e a lasciarsi trascinare su di strappo."
("L'avventura di uno sciatore", in "Gli amori difficili")
Così Calvino descrive l'esperienza sciistica. Un incubo.
Freddo e conseguenti disagi di ogni tipo: abbigliamento da omino Michelin che implica l'impossibilità pressochè totale di fare pipì per l'intero arco della giornata, caschetto antiestetico al 200%, rischio costante di finire spiattellata contro un pino o di rompersi l'osso del collo venendo investiti da quelche sconsiderato gnomo sfrecciante sui ghiacci, dotato di microsci da parte di genitori speranzosi di liberarsene prima del raggiungimento dell'età della ragione e del senso del pericolo...
Aggiungerei: alla modica cifra di 38 € al giorno!!!
Alternativa: ciaspole e pelli di foca per lunghissime faticosissime passeggiate alla volta di stupendi panorami, che una volta raggiunti (a patto di arrivarci), in stato di totale sconvolgimento, non si avrebbe la forza di ammirare...
A parte il fatto che l'idea di mettermi addosso qualcosa che evochi anche lontanamente la foca (animale simpaticissimo da piccolo, ma che da adulto ricorda piuttosto un sacco unto e pesante, munito di pinne e troppo largo per il suo contenuto...) mi fa ribrezzo, non capisco perchè mio marito scalpiti tanto all'idea di trasportarmi qua e là in alpeggio come una capra o una mucca da transumanza! Non sono Heidi e lo "stracchino" (che si produce notoriamente con il latte delle mucche "stracche") lo posso comodamente acquistare nel supermarket sotto casa, senza doverlo produrre io stessa! Mah! ci sono cose che non capirò mai...!
E pace sulle piste agli uomini (e alle donne) di buona volontà!
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